A riferirlo è Reuters, con un articolo pubblicato qualche ora fa, sulla base delle dichiarazioni di Lu Lei, vicedirettore dell’Amministrazione statale dei cambi; secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa la Cina sta valutando la possibilità di rivedere nuovamente la propria regolamentazione sulle criptovalute in un quadro più generale di riforma del forex. Tutto nasce dalla volontà di favorire l’espansione della piattaforma blockchain, attualmente in fase di test in 19 province, per la gestione degli spostamenti di denaro transfrontalieri. Lu, come riportato da Reuters, ha infatti dichiarato che:
“Abbiamo intenzione di ampliare gradualmente il progetto pilota ad altre aree e gli scenari applicativi della tecnologia blockchain nel finanziamento transfrontaliero e nella gestione macroprudenziale. Allo stesso tempo il governo porterà avanti uno studio prospettico sulle riforme dei cambi per affrontare le nuove sfide generate dalle criptovalute ed esplorare la costruzione della regolamentazione dei cambi e del sistema tecnologico in questo nuovo contesto“
In tutto questo le autorità cinesi continuano ad impegnarsi per far passare il concetto che investire nella tecnologia blockchain non significa sdoganare le criptovalute; questo viene fatto rimarcando continuamente che la nuova CBDC, che probabilmente verrà emessa il prossimo anno, del governo cinese non ha nulla in comune con bitcoin, che le autorità continuano a considerare un asset meramente speculativo. Mu Changchun, vicedirettore della Banca popolare cinese, è ritornato più volte su questo tema, l’ultima lo scorso 22 dicembre, e non perde occasione per rimarcare come le criptovalute, secondo la banca centrale, siano da considerare strumenti meramente speculativi e dai quali per tanto i cinesi dovrebbero tenersi alla larga. Difficile in questo momento capire in che modo le prossime mosse del governo cinese impatteranno sul mercato delle criptovalute, ne è possibile attualmente escludere a priori che, in un prossimo futuro, possa effettivamente arrivare un giro di vite governativo ai danni di bitcoin; è però anche vero che l’apertura nei confronti della tecnologia blockchain rimane un segnale positivo per il mercato e che non è neanche detto che, in un prossimo futuro, i governi (non solo quello cinese) non finiscano per rendersi conto che se si vuole sganciare l’economia mondiale dal dollaro statunitense l’unica moneta che ha, nello scenario attuale, qualche possibilità di riuscirci è proprio bitcoin.
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