Con un articolo pubblicato ieri Reuters riferisce che l’Ue ha in programma di introdurre una regolamentazione comune per normare il mercato delle criptovalute; tutto è iniziato con la presentazione di libra, che ha letteralmente terrorizzato i governi di mezzo mondo, inclusi quelli europei che, per bocca di Francia e Germania, hanno criticato aspramente il progetto di una stablecoin made in Facebook definendo il progetto di Zuckerberg come potenzialmente pericoloso per la stabilità finanziaria globale e lesivo della sovranità monetaria degli stati. Una visione, quella europea, ferocemente reazionaria, oserei dire ottocentesca, che adesso rischia di dare vita a una regolamentazione che, nel tentativo di affossare libra, potrebbe finire col demolire sul nascere tutta l’industria fintech comunitaria. Il testo, che incita le istituzioni comunitarie a regolamentare il mercato delle criptovalute, è stato visionato in esclusiva da Reuters, la quale riferisce che conterrebbe anche l’invito a includere un divieto esplicito per quei progetti ritenuti troppo rischiosi (bisognerebbe però capire rischiosi per chi e su quale basi vengano ritenuti tali); se le istituzioni comunitarie proveranno a regolamentare il settore pensando solo a libra, sulla base di timori per lo più immotivati, quello che succederà è che combineranno un pasticcio finendo per delegittimare se stesse più di quanto non lo siano già. Lo stesso documento, poi, contiene anche un invito a considerare l’emissione di un Euro digitale, così come del resto diversi governi (coi tedeschi in prima linea) affermano da tempo; lo scenario che sembra delinearsi è che l’UE potrebbe arrivare all’emissione di un EuroCoin bannando al contempo qualunque altra criptovaluta. Il punto è che mentre bloccare libra, che è un progetto centralizzato, sarà relativamente facile, bloccare bitcoin è semplicemente impossibile dato che la sua natura decentralizzata lo rende sostanzialmente inattaccabile dalle istituzioni; a subire la regolamentazione, quindi, sarebbero gli exchange centralizzati, a quel punto la reazione della comunità non potrebbe essere che spostarsi in massa verso gli exchange decentralizzati, anche perché quello europeo è un mercato importante per bitcoin ed è molto ingenuo credere che basti una legge comunitaria per convincere i bitcoiners europei a mollare l’osso. Che a livello europeo le istituzioni abbiano le idee confuse lo dimostrano le recenti dichiarazioni di un funzionario della BCE il quale ha affermato che, nella sua versione più ambiziosa, il progetto di una moneta digitale europea potrebbe consentire ai consumatori di utilizzare contanti elettronici, che sarebbero depositati direttamente presso la BCE, senza bisogno di conti bancari, intermediari finanziari o controparti di compensazione; tutto questo, pur essendo vero, è semplicemente folle. Chi segue le news economiche sa bene che la politica dei tassi negativi voluta da draghi ha danneggiato gravemente le banche, danneggerebbe anche i privati cittadini qualora depositassero il proprio denaro presso la BCE pagando anche loro, come le banche, per i depositi; a livello sistemico, poi, quella appena descritta è un’idea potenzialmente distruttiva e pericolosa, ben più pericolosa di libra, le banche, infatti, perderebbero la raccolta dei conti corrente con un danno che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe persino indurre al fallimento di numerosi istituti di credito. Prendiamo, giusto per fare un esempio, la situazione di Deutsche Bank, il colosso tedesco attraversa già un momento di crisi profonda, se perdesse anche il denaro dei correntisti finirebbe inevitabilmente a gambe all’aria; insomma, per scrivere una regolamentazione bisognerebbe conoscere e comprendere ciò che si sta regolamentando, le istituzioni europee, invece, hanno già dimostrato fin troppo spesso di non comprendere neanche le basi della tecnologia blockchain, inevitabile, quindi, che nel tentare di regolamentarla non potranno che produrre danni.
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