Jack Lee, amministratore delegato di HCM Capital, ha dichiarato in un’intervista alla CNBC pubblicato oggi, che la banca centrale cinese emetterà la sua CBDC entro due o tre mesi e che questo strumento verrà impiegato per rafforzare ulteriormente il monitoraggio dei flussi di capitale. Che la cripto di stato cinese sia già pronta per essere lanciata è risaputo da mesi ed è stato confermato dalle stesse autorità, quello che fino ad oggi è rimasto sotto traccia è che il governo cinese aveva già testato una serie di implementazioni, in un certo senso sovrapponibili alla tecnologia blockchain, che consentivano il monitoraggio dei flussi di denaro attraverso i numeri di serie sulle banconote, un sistema che potremmo considerare simile a quello che verrà implementato prossimamente in Tunisia, come abbiamo avuto modo di spiegare in un articolo pubblicato qualche ora fa. Lee inoltre ha evidenziato come la CBDC cinese funzionerà sulla base dell’infrastruttura bancaria di cui il paese dispone già, per cui non verrà lanciata una nuova rete e la cripto di stato cinese, ma questo appariva scontato, non avrà nulla a che vedere con bitcoin ma sarà sostanzialmente centralizzata. Intanto sempre più paesi vengono allo scoperto, che molti governi stessero lavorando, in maniera più o meno palese, al lancio di una propria valuta digitale era cosa nota da almeno un anno, sono tuttavia interessanti le dichiarazioni della segretaria di Stato svizzera per la finanza internazionale (Daniela Stoffel) riportate sempre dalla CNBC in data odierna e rilanciate da cointelegraph; la Stoffel, infatti, ha dichiarato che:
“La pressione sui governi perché lanciassero delle proprie CBDC è in corso da diverso tempo; sono sempre di più i paesi che iniziano a rendersi conto che ciò sta realmente accadendo e che le domande e le sfide implicite in una valuta elettronica sono ora reali. Spero che ciò dia ulteriore slancio alle decisioni su base globale “
Stoffel ha poi riconosciuto che i timori relativi ai limiti della blockchain, in primo luogo per quel che riguarda il monitoraggio delle transazioni al fine di contrastare il riciclaggio di denaro, sono più che legittimi, ma tali preoccupazioni vanno affrontate, secondo la segretaria di stato elvetica, e non possono divenire una giustificazione per bloccare lo sviluppo tecnologico.
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