Ogni qual volta bitcoin entra in un trend rialzista, immancabilmente, ecco che i governi di mezzo mondo si svegliano e iniziano a raccontare storie apocalittiche; questa volta è ancora il turno dei russi. Nella giornata di ieri, infatti, Nikolai Arefiev, membro del Partito Comunista della Federazione Russa e vicepresidente del comitato della Duma per la politica economica, ha affermato che le criptovalute sono state create per nascondere grandi attività offshore al governo.
Criptovalute pericolose per il governo?
Già solo questo ci strappa una risata, è infatti di dominio pubblico che bitcoin sia nato a seguito della crisi dei mutui subprime del 2008, come uno strumento per proteggere le persone dalle storture del sistema economico e dagli errori che sistematicamente i governi fanno ogni qual volta si mettono a giocare con la leva della politica monetaria. Arefiev tenta di argomentare la propria posizione affermando che se le cripto fossero esistite nel 1994 la Russia sarebbe stata completamente distrutta dalle fughe di capitali. Il funzionario (che ha settant’anni, il che ci aiuta a comprendere meglio la natura delle sue esternazioni) ha proseguito affermando che è inutile per un governo tentare di giocare un ruolo nella rivoluzione rappresentata dalle criptovalute, molto meglio, a suo dire, vietare completamente questi strumenti di modo da proteggere il capitale del paese. Su questo aspetto concorderebbero molti politici e molti governi nel mondo, non si capisce però perché non vietino i paradisi fiscali, visto che la pensano in questo modo; a spaventare i governi, diciamocela tutta, non è la fuga di capitali in se, ma l’indipendenza che le criptovalute consentono alle persone, un’indipendenza che è il peggior nemico di ogni governo che, per continuare ad esistere, ha bisogno che le persone non siano indipendenti, ha bisogno di un modello in cui le persone dipendono strettamente dai propri governi.
Ecco perché Arefiev in fin dei conti, pur avendo proferito delle assurdità, non si sbaglia più di tanto; ha ragione quando sostiene che le criptovalute rappresentano un pericolo per i governi, si sbaglia quando afferma che questo pericolo si estenda anche ai popoli. Insomma, questo intervento non avrebbe meritato neanche un articolo, se non fosse che ci torna utile per evidenziare quanto sia vero che i governi hanno paura delle criptovalute, di ciò che possono rappresentare e del potenziale sovversivo (nel senso migliore del termine) di cui si fanno portatrici; come ho scritto spesso su questo sito, infatti, bitcoin dimostra che se si può gestire una moneta senza istituzioni centrali allora si può gestire allo stesso modo (in maniera decentralizzata) anche un intero paese.
Ed è proprio di questo che i governi hanno paura, temono che i popoli realizzino di non aver alcun bisogno che a prendere le decisioni siano governi ed istituzioni ma che possono benissimo prendere quelle stesse decisioni in maniera partecipata e decentralizzata, partecipando tutti ad ogni decisione e cercando un consenso su ogni singola scelta da prendere. Se sarà questo o meno il futuro che le criptovalute stanno disegnando per noi è presto ancora per dirlo, ma che ne abbiano il potenziale è sotto gli occhi di tutti.
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