La Germania crede nelle criptovalute, ma non in libra, ennesimo stop dal ministro Olaf Scholz

Il ministro dell’economia tedesco, Olaf Sholz, si è detto “molto, molto scettico relativamente alla possibilità che Facebook riesca ad operare legalmente sul mercato unico europeo con la sua moneta, Libra, per adesso ancora solo un progetto di carta; se non fosse bastato l’abbandono di PayPal, le voci di corridoio relative al fuggi fuggi generale dalla libra association (si vocifera che a breve abbandoneranno il progetto anche Mastercard e Visa, i due veri pezzi da novanta nel board di libra) adesso arriva un altro stop pesante dall’Europa dopo che già Bruno Le Maire (omologo francese di Sholz) s’era messo di traverso sostenendo che non avrebbero mai consentito a Libra di operare in Europa.

La Germania punta alle criptovalute

Non si deve però credere che la Germania osteggi in toto il mercato delle criptovalute, parlando col periodico finanziario locale WirtschaftsWoche il 3 ottobre scorso, infatti, Scholz ha affermato che:

Ci piacerebbe vedere qualcosa simile a un E-euro, un sistema di pagamento del genere sarebbe positivo per l’Europa e favorirebbe la sua integrazione nel sistema finanziario mondiale.”

Per quanto riguarda Libra, invece, Sholz si è accodato alla presa di posizione della Francia, asserendo che il controllo sulla moneta è prerogativa degli stati e l’Europa non lascerà che grandi aziende multinazionali si sostituiscano ai governi. C’è poco da fare, quindi, per Zuckerberg che, come si suol dire, ha fatto i conti senza l’oste, non considerando il fatto che la maggior parte dei governi dei maggiori paesi del mondo non gli avrebbe mai permesso di emettere una propria criptovaluta; diverso è il discorso, come abbiamo già scritto in altri articoli, per le monete decentralizzate (contro le quali i governi nulla possono) o per i progetti di grandi istituzioni finanziarie.

L’UE non avrebbe alcun problema con l’emissione di una CBDC della BCE, ne tanto meno osteggerebbe in questo modo il progetto di una grande banca europea o di altre istituzioni che già possiedono le licenze per operare a livello finanziario nel mercato unico europeo, a patto che tali aziende abbiano casi d’uso concreti (prevalentemente nell’ambito dei servizi B2B) e non pretendano di porsi come alternative alla moneta unica. Sono numerose le aziende che, anche in UE, stanno emettendo propri token, ma la finalità non è quella di diventare sistemi di pagamento alternativi all’euro; possiamo pensare, ad esempio, ai token delle squadre di calcio, che sono già in uso in Italia, in Spagna e in UK (che però dobbiamo abituarci a non considerare più parte integrante della comunità europea, visto che siamo prossimi alla brexit) ma che non hanno suscitato alcuna levata di scudi da parte delle istituzioni.

A tutto questo si aggiunga che c’è proprio un problema di fiducia (in Europa, negli USA, praticamente ovunque) nei confronti di Facebook; nessuno, in altre parole, è disposto a concedere a Zuckerberg alcuna apertura di credito, anche perché ha già dimostrato di essere persona completamente inaffidabile, come certificano gli innumerevoli scandali nei quali è rimasto coinvolto. Fossi al suo posto, poi, mi inizierei a preoccupare della possibilità che, intestardendosi con Libra, finisca per danneggiare anche quello che è il suo core business, cioè i social, dal momento che le voci di un intervento dell’antitrust statunitense, che smantellerebbe quella specie di monopolio che ha creato rilevando instagram e whatsapp, si fanno sempre più insistenti.

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