Criptovalute: libra inguaia le stablecoin, allo studio un disegno di legge che le equipara tutte indistintamente a delle security

Come riportato dall’edizione statunitense di cointelegraph nella giornata di ieri Sylvia Garcia (rappresentante per il ventinovesimo distretto congressuale del Texas) ha presentato un disegno di legge al comitato dei servizi finanziari della camera dei deputati il cui scopo è equiparare indistintamente tutte le stablecoin a delle security. Il documento ha un titolo già di per se esplicativo, si chiama infatti Stablecoins are Securities Act del 2019e comporterebbe una modifica del securities act del 1933 tale da consentire di far ricadere sotto la definizione di security anche le stablecoin. Per precisione occorre rimarcare come il disegno di legge si rivolga alle stablecoin definite “managed”, un termine difficilmente traducibile in italiano ma che sostanzialmente indica quelle stablecoin che sono sotto il diretto controllo di un’azienda, cosa che, almeno in linea teorica, terrebbe salve le monete decentralizzate o che comunque hanno alle proprie spalle un’organizzazione di tipo noprofit. L’iniziativa pare ovviamente indirizzata a prevenire il lancio di Libra, la moneta di facebook che ha generato violente reazioni dalle istituzioni di tutto il mondo; il problema, però, è capire come questo disegno di legge sia stato scritto, anche perché non sarebbe la prima volta (negli USA come in qualunque altro paese) che una legge scritta male finisce per produrre più danni che benefici. Intanto nella giornata di oggi Zuckerberg è stato convocato per un’audizione presso il congresso degli Stati Uniti che affronterà, tra i vari temi, anche quello relativo ai timori delle istituzioni rispetto al lancio di Libra; il senso di quanto Zuckerberg affermerà è già trapelato nelle ultime ore e sostanzialmente tenterà di rassicurare le istituzioni promettendo che non forzerà la mano col lancio fisico della moneta senza prima aver dato risposta a tutte le perplessità avanzate dai regolatori. Avremo comunque modo di coprire la notizia relativa all’audizione di Zuckerberg nei prossimi giorni, quando il contenuto del confronto sarà resto disponibile nella sua integrità, per adesso ci limitiamo a notare che dall’inizio di questo mese la pressione intorno a facebook è aumentata esponenzialmente, sia dagli ambienti governativi che da quelli della finanza tradizionale; il disegno di legge presentato da Sylvia Garcia va quindi inserito nel quadro più ampio della pressione che la politica americana sta portando nei confronti di facebook per convincerla ad abbandonare il progetto e non si tratta quindi di un’iniziativa autonoma della deputata ma di un attacco coordinato e condiviso sostanzialmente da tutto l’arco parlamentare. A questo si dovrebbe aggiungere il ruolo che ripple potrebbe stare giocando in tutta questa storia; come abbiamo riportato nei giorni scorsi, infatti, l’azienda ha avviato un azione di lobbying nei confronti della politica che è culminata nell’apertura di una sede a Washington DC, per cui non è irragionevole pensare che proprio ripple stia in qualche modo aizzando i politici americani contro quello che rimane, almeno potenzialmente, uno dei suoi concorrenti più temibili. Siamo comunque nel campo delle supposizioni e non ci sono prove che possano indurre a credere che questo stia accadendo veramente, quello che sappiamo è però che anche le banche stanno stringendo il cerchio intorno a libra, minacciando di rifiutare facebook come cliente (lo ha affermato di recente il CEO di ING dichiarando che questa possibilità è una delle varie opzioni in campo) per cui è abbastanza ragionevole, visto anche il ruolo che le stesse banche hanno nel consorzio R3, credere l’azienda guidata da Garlinghouse abbia tutto l’interesse a che il progetto di una criptovaluta voluto da facebook si areni definitivamente.

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