Mentre tutti i maggiori media internazionali presentavano libra come un progetto rivoluzionario noi di ValuteVirtuali, dopo un paio di settimane necessarie a studiare questa specie di non-moneta, abbiamo iniziato a scrivere che libra non aveva futuro e che probabilmente sarebbe rimasta solo su carta; facebook presentò il progetto il 18 di giugno e noi abbiamo iniziato a demolirlo già dalla prima settimana di luglio, evidenziandone limiti, problemi e criticità mentre tutti gli altri siti (sia quelli di settore sia quelli dell’informazione mainstream) si comportavano come fossero l’ufficio stampa di facebook. Ieri, intorno alla mezzanotte italiana, i social sono esplosi in una serie di tweet che recitavano tutti lo stesso epitaffio “libra is dead”; ma che è successo? Di tutto, letteralmente di tutto, per cui in questo articolo proviamo a riprendere il discorso nella sua interezza, perché questa prima metà di ottobre è coincisa con la discesa all’inferno della non-criptovaluta made in facebook. I fatti, per chi dovesse avere la memoria corta, sono andati così; a stretto giro di posta dalla presentazione del white paper di libra sono arrivate le prime reazioni dei governi di tutto il mondo, i primi a reagire in maniera violenta sono stati gli europei, e fin qui era anche legittimo aspettarselo. Quando però all’UE si sono accodati anche USA, Cina e Russia è parso subito evidente che, a neanche due settimane dalla presentazione, questo progetto era già deceduto; come se questo non bastasse i dirigenti a capo di libra hanno dimostrato una sconsolante incompetenza, David Marcus, ad esempio, si è presentato di fronte all’audizione voluta dal congresso americano sostenendo sostanzialmente che non doveva alcuna spiegazione perché la Libra Association ha sede a Ginevra, mentre, nello stesso tempo, faceva finta di non aver ricevuto le lettere del garante della privacy svizzero con le quali li invitava a fornire chiarimenti al più presto. Bastava questo a capire che libra non aveva alcun futuro, tuttavia mentre noi di ValuteVirtuali prendevamo una posizione netta, raccontando ai nostri lettori come stavano le cose, tutti gli altri continuavano a sostenere che la road map filava liscia come l’olio e che la moneta sarebbe stata emessa nel primo semestre 2020. Arriviamo quindi ai primi di ottobre, quando scoppia la mina PayPal, fonti giornalistiche riportano che l’azienda ha deciso di abbandonare il progetto; David Marcus, dall’alto della sua inadeguatezza, dichiara su twitter “ah, ma io non ne so nulla”; nel giro di qualche giorno iniziano a diffondersi voci incontrollabili relative al fatto che altri pezzi da novanta nella libra association sarebbero pronti a defilarsi, alcuni negano, altri si trincerano nel silenzio. Qualche giorno fa si scopre che Morris, il capo progetto, ha abbandonato libra ad Agosto, a stretto giro di posta si viene a sapere che due senatori americani hanno inviato una lettera a Stripe, Mastercard e Visa contenente neanche troppo velate intimidazioni. Arriviamo quindi a questa notte, quando i social esplodono alla notizia che Visa, Mastercard, Ebay e Stripe hanno deciso di abbandonare il progetto; in pratica le uniche due aziende di un qualche rilievo rimaste a sostenere libra sarebbero Vodafone e Uber, ma c’è da star certi che probabilmente anche loro finiranno per disertare. Non finisce qui però, infatti Stuart Sopp, trader di Wall Street e CEO di Current, che aveva già fatto notare pochi giorni dopo la presentazione che il logo di libra era stato praticamente copiato da current (appare effettivamente un plagio spudorato) ha pensato bene di comunicare che citerà in giudizio libra proprio mentre si diffondeva l’ufficialità delle defezioni delle principali aziende che avevano sostenuto il progetto. Senza più i pezzi da novanta nella libra association, senza una persona dalle indiscutibili qualità come Morris, trascinata in tribunale da current pensare che libra possa sopravvivere è pura utopia; non è detto che facebook non arrivi comunque ad emettere una sua cripto, ma di sicuro non ci riuscirà nel corso del 2020 e di sicuro non avrà tutto il supporto che si credeva. Come se questo non bastasse c’è anche il rischio che gli americani scatenino l’antitrust contro Zuckerberg (cosa che sarebbe anche opportuna) lasciandolo sostanzialmente in mutande; pensate sia abbastanza? E invece c’è dell’altro, gli ultimi dati dimostrano infatti che facebook non interessa più ai giovani, i gusti degli adolescenti si stanno indirizzando verso altre piattaforme, whatsapp col prossimo aggiornamento del 2020 perderà gruppi e chat (per problemi di sicurezza) e diventerà sostanzialmente inutile, resterebbe instagram ammesso che l’antitrust non intervenga costringendo il povero Zuckerberg a liberarsene. Insomma, quello a cui stiamo assistendo è più che la semplice dipartita di libra, stiamo assistendo al collasso di quello che sembrava essere un impero ma che a causa dell’incompetenza di chi lo dirige finirà probabilmente per fare una brutta fine; la storia del web è già piena di casi simili, da myspace a google plus, adesso è il turno di Zuckerberg la cui popolarità è ai minimi storici, detestato da sempre più persone, con la credibilità completamente bruciata e il rischio che si trascini dietro nel baratro in cui sta precipitando qualunque azienda gli venga associata anche solo per caso.
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