Non è passata neanche una settimana da quando Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, affermava di essere preoccupato del fatto che la presentazione di libra potesse provocare una reazione delle istituzioni tale da indurre a legiferare in maniera eccessivamente rigida per regolamentare il mercato delle criptovalute ed ecco che, appena ieri, il 28 luglio, lo stesso Garlinghouse ha deciso di scrivere una lettera aperta ai regolatori statunitensi, approfittando delle nuove audizioni sulla regolamentazione del comparto che si terranno nel corso di questa settimana; nella sua missiva, Garlinghouse, scrive:
“Molti nel settore della blockchain e della valuta digitale sono attori responsabili. Siamo responsabili delle leggi statunitensi e internazionali. Siamo responsabili di servire il bene superiore. “
Come a voler segnare un divario tra la parte sana di questo mondo e quella non sana, rappresentata (tra le righe) da libra; ovviamente il CEO di ripple ha un approccio molto filo istituzionale, anche perché la piattaforma lavora con le grandi banche, di conseguenza nella stessa lettera si può leggere come Garlinghouse tessa le lodi delle banche centrali e dei governi, sposando una linea di pensiero che incontrerebbe ben poche simpatie nel mondo dei bitcoiners. In un altro passaggio della sua missiva il CEO di Ripple evidenzia anche come questo mondo si fondi sulla fiducia e l’enorme lavoro svolto da monete come bitcoin per costruirla questa fiducia, o meglio, per fare in modo che potesse essere rivolta verso la matematica invece che verso persone fisiche coinvolte nel processo di validazione delle transazioni. Il momento più importante di tutta la lettera, però, è ovviamente quello in cui Garlinghouse affronta il tema della regolamentazione, scrivendo:
“Ti esortiamo a sostenere una regolamentazione che non svantaggi le aziende statunitensi che utilizzano queste tecnologie per portare avanti l’innovazione in modo responsabile; ideale sarebbe poi classificare le valute digitali in un modo che siano facilmente e immediatamente riconoscibili le loro differenze fondamentali, evitando di descriverle come se fossero tutte uguali”
Insomma, il CEO di Ripple conosce chiaramente molto bene questo mondo, è chiaro che è perfettamente consapevole che c’è una differenza tra le monete blockchain e quelle DLT, essendo l’amministratore delegato di una piattaforma che usa la tecnologia DLT per funzionare tenta, nella sua lettera, di porre in evidenza che esiste una differenza sostanziale tra queste due tecnologie. Allo stesso modo il CEO di Ripple non ha alcuna ambizione di sostituire le banche centrali o le istituzioni finanziarie, dal momento che il successo di XRP passa principalmente dalla collaborazione con questi soggetti, ed anche questa consapevolezza emerge chiaramente dalla sua missiva; allo stesso tempo, pur con tutte queste differenze, XRP rimane una criptovaluta e, in quanto tale, si trova inevitabilmente sulla stessa barca di tutte le altre criptovalute e subirà un’eventuale irrigidimento della normativa vigente al pari di qualunque altra cripto. Paradossalmente, quindi, proprio ripple che è stato uno dei progetti più odiati dagli appassionati di monete decentralizzate è diventato, col lancio di libra, un alleato prezioso per l’attività di lobby che l’industria blockchain ha bisogno di portare avanti presso il congresso americano; vedremo tutto questo a cosa condurrà, per intanto la sensazione è che Garlinghouse abbia voluto farsi carico di ricucire un rapporto coi regolatori americani che, a seguito della presentazione di libra, è sembrato incrinarsi nel corso delle ultime settimane.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://valutevirtuali.com.