Molti investitori si chiedono se Dogecoin, la criptovaluta del celebre cane Shiba Inu, rappresenti oggi un’occasione o se invece sia già sopravvalutata. Il suo prezzo, attualmente intorno a 0,16 dollari, sembra invitante e le discussioni online su una possibile corsa verso quota 1 dollaro alimentano l’entusiasmo. Ma la domanda chiave resta: ha davvero senso comprare Dogecoin oggi? Per rispondere, bisogna andare oltre il prezzo e capire come (e se) questa criptovaluta genera valore nel tempo.
Perché il prezzo singolo non dice nulla sul valore reale
Uno degli errori più comuni tra gli investitori è confondere un prezzo basso con un buon affare. In realtà, una moneta che costa poco non è automaticamente sottovalutata: ciò che conta è la capitalizzazione totale e la capacità dell’asset di mantenere o accrescere il suo valore nel lungo periodo.
Nel caso di Dogecoin, il passaggio da 0,16 a 1 dollaro richiederebbe un aumento di circa sei volte. Un movimento del genere non è impossibile — nei mercati crypto l’euforia collettiva può spingere i prezzi a livelli estremi — ma non basta una corsa speculativa per risolvere i problemi strutturali del progetto.
Il nodo principale riguarda la politica di offerta: Dogecoin non ha un limite massimo di monete. Ogni giorno vengono creati circa 14,4 milioni di nuovi Dogecoin, pari a oltre 5 miliardi l’anno. Considerando che oggi sono in circolazione più di 150 miliardi di token, significa che l’offerta continua a crescere costantemente, riducendo nel tempo la quota di valore di ogni singola moneta.
In pratica, chi detiene Dogecoin subisce una diluizione continua, a meno che la domanda non cresca più rapidamente dell’emissione. E al momento non esiste un motore di crescita organico capace di sostenere una domanda così forte e costante.
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Il problema della mancanza di utilità reale
Il valore duraturo di una criptovaluta si basa sulla sua utilità. Progetti come Ethereum o Solana hanno successo perché permettono di sviluppare applicazioni decentralizzate, finanza DeFi, NFT e tokenizzazione di asset. Dogecoin, invece, non supporta nativamente gli smart contract, limitando il suo utilizzo quasi esclusivamente ai pagamenti e alle mance online.
Per superare questo limite, alcuni sviluppatori stanno studiando l’introduzione di un Layer 2 (L2), cioè una rete di secondo livello che aggiungerebbe nuove funzionalità — come la possibilità di eseguire smart contract e ospitare progetti DeFi. Tuttavia, si tratta ancora di idee allo stadio iniziale, senza implementazioni concrete né un vero ecosistema di sviluppatori e utenti.
Finché Dogecoin non offrirà utilità tangibili, la sua crescita dipenderà quasi esclusivamente dalla speculazione e dal fascino del suo brand. E questo, per un investimento di lungo termine, non è un buon segnale.
Quando Dogecoin potrebbe diventare davvero interessante
Perché Dogecoin diventi un investimento credibile, dovrebbero verificarsi alcune condizioni precise:
- Sviluppo di un Layer 2 ufficiale che introduca smart contract e nuove funzionalità.
- Adozione da parte degli sviluppatori e crescita di applicazioni basate sull’ecosistema Dogecoin.
- Meccanismi anti-diluizione, come un sistema di “burn” (distruzione di token), che riducano l’offerta nel tempo.
- Aumento costante della domanda reale, non solo della speculazione di breve periodo.
Solo in presenza di questi elementi, la criptovaluta potrebbe passare da semplice “meme coin” a un progetto con fondamenta economiche solide.
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