Quando qualche mese fa Christine Lagarde fu designata per sostituire Mario Draghi alla BCE in molti segnalammo che questa nomina avrebbe comportato un radicale cambiamento nell’approccio delle istituzioni comunitarie alla tecnologia blochchain; nelle settimane e mesi successivi, però, è successo un po’ di tutto e vuoi per la presentazione di libra (la moneta a cui starebbe lavorando facebook), vuoi per i numerosi interventi dei vari ministri dell’economia e funzionari dei diversi paesi che in più occasioni si sono scagliati contro le criptovalute, in molti hanno sostenuto che ipotizzare un cambiamento radicale a seguito dell’ascesa alla guida della BCE della Lagarde fosse abbastanza ingenuo. Tuttavia, come era anche ovvio, occorreva solo aspettare che la nuova governatrice si insediasse ed assumesse il pieno controllo della banca centrale perché le cose iniziassero a cambiare; il primo segnale di questa inversione a U della BCE lo abbiamo avuto ieri, quando con un tweet dell’account ufficiale della banca centrale è iniziata a circolare questa dichiarazione di Christine Lagarde:
“La mia convinzione personale sull’emissione di stablecoin è che è meglio essere in anticipo su questa tendenza. Esiste chiaramente una domanda là fuori alla quale dobbiamo rispondere. “
Notate bene che nel tweet si parla genericamente di stablecoin e non espressamente di un euro digitale o di una CBDC, quindi l’apertura non è solo verso una moneta crittografica garantita dalla BCE ma anche verso le monete definibili “private”. Già qualche mese fa, prima ancora dell’insediamento presso la BCE, Christine Lagarde dimostrava di avere un approccio più equilibrato ed aperto rispetto alle istituzioni europee dal momento che sosteneva che era certamente necessario prestare grande attenzione alle criticità che le criptovalute portano con se, in primo luogo al rischio connesso al riciclaggio di denaro, senza dimenticare la privacy e i rischi di incidere negativamente sulla stabilità finanziaria, ma rimarcava anche la necessità di riconoscere i benefici più ampi che questa nuova tecnologia offre. Che il vento stia lentamente cambiando in Europa lo dimostra anche il nuovo disegno di legge tedesco che prevede per le banche la possibilità di offrire servizi di custodia relativi proprio alle criptovalute e, particolare non da poco, le autorizza a vendere direttamente questi “prodotti” ai propri clienti. Insomma, a questo punto possiamo aspettarci che, finalmente, anche in Europa si cominci a discutere seriamente di una regolamentazione non di carattere punitivo ma tesa a consentire a questa nuova industria di crescere e svilupparsi, tanto che non escluderei che, nel giro di un paio di anni, l’UE possa riuscire a chiudere il divario, quanto meno in termini di regolamentazione, che attualmente la separa da paesi come gli USA e la Cina.
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