Dopo cinque anni di incertezze, la battaglia legale tra Ripple e la SEC (Securities and Exchange Commission) è ufficialmente terminata. Una vicenda che ha frenato per anni il prezzo e le prospettive di XRP, ma che oggi apre un nuovo scenario per investitori e analisti.
La disputa tra SEC e Ripple
Nel 2020 la SEC avviò un’azione legale contro Ripple, accusando la società di aver violato le normative finanziarie con l’emissione del token XRP. Secondo l’ente regolatore, XRP doveva essere considerato un titolo finanziario al pari di azioni e obbligazioni, con l’obbligo quindi di sottostare a regole molto più rigide.
La questione aveva messo a rischio il modello di business di Ripple, fondato sulla rete di pagamenti Ripple Payments, pensata per velocizzare le transazioni internazionali tra banche senza passare dai costosi circuiti tradizionali come SWIFT.
Il token XRP nasce infatti come valuta ponte: un istituto americano può inviare XRP a una banca europea evitando commissioni di cambio e riducendo i tempi di accredito a pochi secondi. I costi sono estremamente bassi, pari a una frazione di centesimo per transazione.
A differenza di Bitcoin, che è decentralizzato e creato tramite mining, XRP resta però sotto il controllo diretto di Ripple, che gestisce il rilascio graduale dei token rimasti in riserva (su un totale di 100 miliardi, circa 59,6 miliardi sono già in circolazione). Proprio questa centralizzazione era al centro delle accuse della SEC.
Dopo anni di ricorsi e udienze, nell’agosto 2024 un giudice si era espresso in larga parte a favore di Ripple. L’ente aveva tentato l’appello, ma il cambio di scenario politico negli Stati Uniti ha accelerato la conclusione del caso: con una politica più favorevole alle criptovalute, la SEC ha deciso di abbandonare la causa nell’agosto 2025.
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Cosa potrebbe accadere adesso
La chiusura definitiva della disputa ha riacceso l’interesse degli investitori: a luglio XRP ha toccato un nuovo massimo dopo sette anni, spinto anche dal lancio del ProShares Ultra XRP ETF, un fondo basato su contratti futures. Questo ha alimentato le speculazioni su un possibile via libera anche agli ETF spot, che a differenza dei futures detengono direttamente il token.
Il precedente con Bitcoin lascia intendere che un percorso simile sia possibile: prima i fondi futures, poi gli spot. Per BTC l’effetto fu fortemente positivo, poiché gli ETF diedero a istituzioni e consulenti finanziari un modo regolamentato per esporsi sul mercato.
Tuttavia, la situazione per XRP potrebbe essere diversa. Bitcoin gode di una reputazione consolidata come “bene rifugio digitale”, mentre XRP è soprattutto un mezzo di scambio nella rete Ripple. Gli ETF, quindi, non ne migliorerebbero l’utilità principale.
Un altro nodo cruciale riguarda l’adozione: Ripple Payments può funzionare anche senza XRP, dato che supporta transazioni in valuta fiat. Questo significa che la crescita della rete non garantisce automaticamente un aumento di valore del token.
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Prospettive e rischi per gli investitori
Il futuro di XRP appare dunque sospeso tra ottimismo e incertezza. La fine della causa con la SEC ha sicuramente tolto un peso enorme dal mercato, ma non esiste ancora una base solida che assicuri una crescita duratura.
L’esperienza del passato insegna prudenza: dopo il picco del 2018, il prezzo di XRP crollò di oltre il 90% in pochi mesi. Oggi il contesto è diverso, ma la volatilità resta elevata e la possibilità di correzioni è concreta.
Gli investitori dovranno quindi valutare con attenzione: XRP ha superato l’ostacolo più grande della sua storia, ma per trasformare questa vittoria legale in un futuro sostenibile serviranno adozione reale e nuove strategie di mercato.
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