In data odierna il CESE (Comitato economico-sociale europeo) ha pubblicato una relazione sulla tecnologia blockchain nella quale le istituzioni europee raccomandano che si presti la dovuta attenzione a che intorno alla tecnologia blockchain non nasca una “elite digitale”, in pratica una sorta di oligarchia informatica che, potenzialmente, un domani si rivelerebbe capace di fare il bello e il cattivo tempo; la cosa può, comprensibilmente, generare qualche ironia, del resto verrebbe da chiedersi da che pulpito venga la predica, ma resta il fatto che, in ogni caso, il timore sollevato dal CESE ha una sua fondatezza.
L’UE non vuole monopolizzare la blockchain
In particolare, poi, il CESE sembra suggerire alle istituzioni europee di abbandonare certe chiusure, che stanno emergendo sempre più prepotentemente su impulso francese, per favorire un maggiore coinvolgimento della società civile nell’osservatorio blockchain e nel partenariato europeo sulla blockchain (le due commissioni lanciate a Febbraio del 2018 per approfondire i principali aspetti di questa tecnologia); interessante anche il fatto che il CESE consideri centrale garantire a tutti l’accesso a questa tecnologia, senza quindi esclusioni di sorta.
In questo senso, quindi, ritorna la questione del gap digitale, un problema che in Europa, ma ancora di più in Italia, dovremmo deciderci a prendere di petto; affinché le applicazioni della blockchain siano realmente inclusive ed aperte a tutti, infatti, è necessario che tutti siano capaci di usarle. Non possiamo più, in altre parole, continuare a considerare i computer come degli strumenti che possiamo tranquillamente usare senza capire come funzionino, è necessario che si faccia più formazione per fare in modo che, un domani, non solo tutti siano capaci di usare i dispositivi informatici, ma siano anche capaci di farlo in maniera consapevole.
Questa, quindi, è dichiaratamente una delle preoccupazioni principali che emergono dalla lettura del rapporto del CESE, il rischio cioè che la blockchain diventi una sorta di tecnologia d’elite, capace di alimentare le diseguaglianze invece di ridurle; per evitare che questo avvenga il CESE suggerisce, come accennato, di intraprendere la strada di un maggiore coinvolgimento della società civile, anche in virtù della sua grande importanza per garantire che l’enorme potenziale democratico espresso dalla decentralizzazione non vada perduto. Non poteva infine mancare nel rapporto un riferimento alla necessità di istituire un quadro normativo comunitario che faccia da riferimento per il settore, indipendentemente dal fatto che poi le applicazioni di questa tecnologia inevitabilmente abbiano una dimensione globale.
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