Intervistato da Bloomberg il CEO di Visa (Alfred F Kelly Jr) ha affermato di non essere preoccupato dall’ascesa di bitcoin e delle altre cripto come mezzi di pagamento; secondo l’amministratore delegato di Visa, infatti, il mondo non ha bisogno di pagamenti più veloci, per cui lui, semplicemente non se ne cura. Intendiamoci, probabilmente queste dichiarazioni sono solo di facciata, ho seri dubbi che dentro le grandi aziende che dominano il mercato del denaro di plastica non ci sia non dico panico, ma quanto meno un po’ di preoccupazione per l’ascesa di sistemi di pagamento che sono estremamente competitivi.
VISA: Il Ceo preoccupato dai bitcoin
Rispetto a sistemi come Visa o Mastercard molte cripto non sono solo più veloci, ma sono anche più economiche, aspetto della questione che non è stato minimamente menzionato da Kelly. In realtà nell’intervista il CEO non nomina neanche bitcoin, si limita a rimarcare come i pagamenti istantanei siano qualcosa di semplicemente superfluo; a parte che molte aziende non la penserebbero come lui resta il fatto, il riferimento alle cripto, sia pure velato, appare evidente e, come detto, la questione non è solo la rapidità e l’efficienza di questi nuovi sistemi di pagamento, ma anche la loro economicità. L’approccio ostentato dal CEO di Visa ricorda molto da vicino la vecchia favola della volpe e l’uva, dal momento che la volpe non riesce a raggiungere il grappolo, posto troppo in alto perché possa papparselo, ecco che se ne va via dicendo che il grappolo in fin dei conti è acerbo; l’amministratore delegato di Visa fa la stessa cosa, dal momento che si rende perfettamente conto di non poter competere con questi nuovi sistemi di pagamento si limita a bollarli come inutili, ma da qui a pensare che lo creda davvero ce ne passa e anche molto.
E’ evidente che le grandi istituzioni finanziarie (non solo i colossi del denaro di plastica, ma anche le stesse banche, incluse quelle centrali) sono abbastanza spaventate dalla tecnologia blockchain, che ne ridimensiona, e non di poco, il ruolo e il peso sullo scenario internazionale, così come è evidente che le stesse stanno cercando un modo di governare e mettere le mani su questa tecnologia. Il problema, non di facile soluzione, è che centralizzando questa tecnologia la si svuota della sua portata rivoluzionaria e si ricade nel vecchio paradigma; la possibilità di rendere decentralizzati sistemi complessi che fino ad oggi sono stati gestiti in maniera centralizzata, fondati quindi su una struttura verticale e gerarchizzata, mette in discussione il ruolo di qualunque istituzione, non solo quella dei grandi istituti bancari. Pensare che queste stesse istituzioni non temano la portata rivoluzionaria di tutto questo significherebbe pensare che chi le dirige sia sostanzialmente un tonto, cosa che può essere legittima da credere ma che difficilmente può corrispondere al vero; se ci mettiamo nei panni del CEO di una grande azienda, o del presidente di una grande istituzione, capiamo bene che non potremmo mai presentarci alla stampa affermando di temere di essere spazzati via da una nuova tecnologia, per il semplice fatto che una dichiarazione del genere non farebbe altro che affrettare le cose.
Il CEO di Visa, quindi, non avrebbe potuto dichiarare null’altro rispetto a quanto ha dichiarato a bloomberg, ma a chi è capace di leggere tra le righe da quella stessa dichiarazione traspare molta meno sicurezza di quanto non potrebbe sembrare. I prossimi due o tre anni, per concludere, saranno importanti per capire quanto rapidamente si muoveranno le cose, se l’adesione alla “cripto-economia” andrà avanti con i tassi di crescita esponenziali che abbiamo visto in questi primi 10 anni dalla nascita di bitcoin questo sarà un segnale inequivocabile del declino, quanto meno in termini di influenza, dei colossi che fino ad oggi hanno dominato il mercato dei pagamenti, in caso contrario, se il processo di adesione dovesse arrestarsi, solo allora le grandi aziende come Visa potranno iniziare a tirare un respiro di sollievo.
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