Non capita spesso di anticipare il Financial Times, soprattutto perché noi di ValuteVirtuali non abbiamo i contatti su cui può contare il noto giornale economico inglese, ma quando succede lasciateci gongolare un attimo; nel panorama dei siti di informazione sulle criptovalute, infatti, siamo stati in assoluto i primi a mettere in dubbio la qualità del progetto crittografico di facebook, avvisando chi ci segue abitualmente che questa moneta rischia di rimanere solo su carta, che dentro la libra association ci sono aziende che ci penseranno non una ma diecimila volte prima di rischiare di bruciarsi la credibilità andando dietro a Zuckerberg e che i problemi di carattere normativo che devono essere superati prima di giungere all’emissione fisica della moneta sono troppo rilevanti per poter essere superati in pochi mesi.
Criptovalute: prima defezione in Libra
Tutto questo si capiva facilmente semplicemente adottando un approccio logico, senza aver bisogno di contatti internamente alle aziende, bastava, in altre parole, evitare di fare enormi spot al progetto e dire le cose come stavano. Tutto questo è stato confermato dal Financial Times che, con un articolo pubblicato ieri, ci ha informato che PayPal starebbe già valutando la possibilità di defilarsi, abbandonando il progetto non tanto perché stenti a decollare ma perché in questo momento Zuckerberg non si dimostra capace di gestirlo; del resto dopo che ha iniziato a circolare l’audio di una riunione interna di Facebook la posizione del piccolo Mark è diventata ancora più delicata e, ad oggi, la sensazione è che chiunque gli si metta di fianco rischi di essere travolto dai guai che combina. Il primo segnale di un imminente rompete le righe, stando a quanto riporta il Financial Times, sarebbe il fatto che i rappresentanti di PayPal hanno disertato una delle primissime riunioni della Libra Association e, ve lo garantisco, se le acque non si calmeranno e il piccolo Mark non si impegnerà almeno a tentare di recuperare un minimo della credibilità che ha mandato in fumo negli ultimi anni (impresa tutt’altro che semplice, per la quale non basta chiedere scusa con una faccia contrita di fronte a una commissione parlamentare) c’è da star sicuri che a stretto giro di posta molti altri vorranno seguire l’esempio di PayPal.
Prima ancora del Financial Times, come vi abbiamo riferito noi stessi in un recente articolo, era stato il Wall Street Journal il primo a diffondere voci secondo cui Visa e Mastercard hanno iniziato a prendere seriamente in considerazione la possibilità di ritirarsi dal progetto e questo perché, come vi avevamo spiegato in netto anticipo su tutti, aziende di quella portata, così come anche la stessa PayPal, sono troppo grandi, strutturate e smaliziate per non porsi il problema del possibile contraccolpo che “arrivare ai materassi” (per citare Zuckerberg) con le istituzioni dei principali paesi occidentali potrebbe avere anche sulle loro attività.
Ovviamente David Marcus, attualmente alla guida del team di sviluppatori di Calibra (il wallet ufficiale di libra) ed ex dipendente di PayPal, ha immediatamente tentato di gettare acqua sul fuoco, finendo però per dimostrare la propria inadeguatezza; su twitter, infatti, ha scritto di non essere al corrente di nulla di tutto ciò che riportano i giornali, sia chiaro quindi, non ha negato ne confermato, ma ha detto di non essere al corrente, il che per un dirigente della sua portata è semplicemente imbarazzante. Insomma, se questo è il meglio in termini di organizzazione, struttura e coordinamento che la Libra association sa fare la partita è già persa, per farsi largo in questo mondo ci vuole ben altro e, come abbiamo scritto sin dall’inizio di questa storia, libra come progetto inizia sempre più ad assomigliare a google plus; magari arriverà anche sul mercato ma non pare destinato a rimanerci per troppo tempo.
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