A riferirlo è Reuters con un articolo pubblicato il 26 giugno scorso, secondo quanto si apprende, infatti, il sistema bancario europeo è pronto a spingere sull’implementazione di un sistema di pagamenti istantanei entro il 2020; tale sistema è in realtà già disponibile dal 2017, tuttavia solo poche banche nell’area UE hanno deciso di supportarlo. Attenzione però, perché non è solo una questione di tempi, ma anche di costi; i famosi “bonifici istantanei” che hanno fatto la loro comparsa un paio di anni fa sono infatti estremamente più costosi di un bonifico normale, il quale a sua volta è estremamente più costoso di una transazione blockchain. I servizi fintech, quindi, non solo sono più efficienti ma sono anche meno onerosi, ed è questo il problema che si devono porre le banche se vogliono reagire alla rivoluzione rappresentata dalle criptovalute.
Libera lavora ad un sistema di pagamenti istantanei
Secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell’European Payments Council (EPC) Etienne Goosse c’è comunque la consapevolezza da parte delle banche europee che indipendentemente dalle sorti di libra il problema c’è e va affrontato; la concorrenza delle aziende tecnologiche, afferma Goosse, c’è, è reale e le banche devono evolvere più rapidamente per resistere alla loro pressione. Il direttore dell’EPC è perfettamente consapevole che le aziende fintech hanno un vantaggio significativo rispetto al sistema bancario che deriva principalmente dalla loro portata globale; inoltre Goosse arriva, finalmente, a dichiarare esplicitamente che il tempo a disposizione per far fronte a tutto questo ormai è veramente poco, un netto passo in avanti se consideriamo che ancora oggi, spesso, persone che occupano incarichi apicali nel sistema bancario tendono a bollare la rivoluzione blockchain come qualcosa di inutile e arrivano addirittura a negare la realtà dei fatti pur di ostentare una tranquillità che, evidentemente, è solo di facciata.
Come evidenzia Reuters, poi, non basta introdurre sistemi di pagamento istantanei per permettere alle banche di sopravvivere alla pressione fintech, dal momento che gli strumenti messi a disposizione dalle aziende tecnologiche sono anche più facili da usare e meno costosi per gli utenti. Ipotizzare, poi, che il sistema economico e quello politico possano fare quadrato per ostacolare la crescita di libra (cosa che probabilmente succederà) non risolve il problema; per prima cosa perché potranno al massimo ritardare lo sviluppo del progetto, ma la fondazione libra troverà comunque, presto o tardi, il modo di adeguarsi alle normative indipendentemente da quanto rigide possano essere (nella fondazione ci sono multinazionali che dispongono di liquidità potenzialmente illimitata e competenze specifiche per quel che riguarda il mondo bancario), ed in secondo luogo perché frenare l’avanzata di libra non risolve il problema della crescita di bitcoin e delle altre criptovalute. Semplicemente, ma questo Reuters non lo dice, lo dico io, il sistema bancario appare non essere capace di reagire a questi nuovi sviluppi tecnologici con la necessaria reattività, non solo ha già perso 11 anni di tempo, ma non riesce a trovare una risposta comune e sovranazionale, si muove con una lentezza snervante e sembra già ben indirizzato a perdere altri dieci anni di tempo; ma il sistema bancario non ce li ha altri dieci anni di tempo ed andando avanti di questo passo quello che succederà, inevitabilmente, è che sarà fagocitato dalle aziende fintech.
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