Criptovalute: facebook ricorre al lobbyng per tentare di ottenere una regolamentazione soft a favore di libra

Libra continua, volente o nolente, a far parlare di se anche per questioni che, invece, sarebbe più sano rimanessero sotto traccia; come noto la presentazione di questa nuova moneta da parte di facebook ha scatenato reazioni internazionali nelle cancellerie di mezzo mondo, le quali guardano con una certa preoccupazione al progetto di una moneta privata alle cui spalle ci sarebbe colossi tecnologici, bancari e finanziari. Libra, in realtà, è bene precisarlo, non esiste neanche, ma ha già provocato un polverone di proporzioni non indifferenti; il mese scorso, in occasione di un’audizione presso il senato USA, avevamo sperato che la questione si chiarisse o che, almeno, il governo americano dimostrasse di avere le idee chiare sul da farsi. Tali audizioni, a conti fatti, si sono rivelate sostanzialmente inutili per il semplice fato che l’organo di controllo, la libra association, che si occuperà di gestire la governance del progetto ha in realtà sede in Svizzera (a Ginevra) e non rientra quindi nella giurisdizione statunitense; poco male, si saranno dette le autorità svizzere, pensando di riuscire ad avere informazioni più precise, invece ogni richiesta di informazione è stata prima bellamente ignorata e poi posticipata, si vocifera, entro la fine di settembre. In attesa di capire cosa la libra association comunicherà alle autorità svizzere, in particolare al garante per la privacy, i membri del Comitato dei servizi finanziari della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti hanno pensato bene di organizzare un incontro con i funzionari del governo svizzero e le agenzie di regolamentazione locali sperando in questo modo di definire meglio la situazione; secondo quanto dichiarato da chi ha partecipato a questi incontri, però, le preoccupazioni relative all’opportunità di consentire a una grande azienda tecnologica di creare una valuta globale alternativa, controllata privatamente sono rimaste inalterate. Adesso si viene a scoprire che facebook, nel tentativo di ottenere una regolamentazione meno rigida, si è appoggiata a una società (FS Vector), specializzata nella conformità normativa dei progetti blockchain, per portare avanti un’attività di lobbying; per carità, nulla di tanto strano, del resto questo genere di attività sono normate e perfettamente legali negli USA, ma attenzione, perché questo non significa che anche negli USA intorno all’attività di lobbying non avvengano cose molto losche. Anche se il lobbismo è regolamentato e legale negli USA non significa che si tratti di un’attività svolta sempre in maniera etica; scambi di favori, mazzette, regalie varie sono all’ordine del giorno anche perché, come chiunque può facilmente comprendere, rappresentano la leva migliore per indurre un politico a cambiare idea. Invece che concentrarsi sul progetto da un punto di vista prevalentemente tecnologico, quindi, e fornire le garanzie che il mercato chiede in merito alla protezione dei dati privati degli utenti facebook preferisce mettersi a fare pressione sui politici statunitensi ed aggirare il problema; questo, sinceramente e per concludere, mi pare la dica lunga su come l’azienda di Zuckerberg intenda gestire questa nuova moneta.

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