Criptovalute: al consenus 2019 si è parlato di stablecoin e banche centrali

Consensus è uno degli eventi più importanti nel mondo delle cripto, giunto alla quarta edizione, ormai è dal 2015 che questa conferenza attrae ogni anno tutte le principali società, sviluppatori e investitori del mondo delle criptovalute e della blockchain ed è anche, inevitabilmente, l’occasione per affrontare i principali temi e i cambiamenti avvenuti nell’ecosistema delle cripto nel corso dell’ultimo anno. Dal momento che il 2018 è stato a tutti gli effetti l’anno delle stablecoin, non poteva esserci posto migliore per discuterne che in occasione del consensus 2019. Durante uno dei panel di ieri (denominato “ The End of Volatility? Stablecoins on the Rise”) è intervenuto anche Nevin Freeman, CEO della startup Reserve (che ha lanciato proprio quest’anno reserve dollar, la sua prima stablecoin), che ha avuto modo di rispondere a una serie di domande poste da Joel Telpner (moderatore della discussione); tra i vari argomenti toccati quello probabilmente più spinoso riguardava la possibilità che le banche centrali decidano, in un prossimo futuro, di emettere delle proprie stablecoin agganciate alle rispettive valute fiat. Freeman ha affermato che questo passaggio può essere considerato sostanzialmente inevitabile, ma ha messo in guardia rispetto ai problemi di privacy che tutto questo comporterà; secondo il CEO di reserve, infatti, le banche centrali cederanno inevitabilmente alla tentazione di tracciare le transazioni e la proprietà dei fondi tokenizzati, minando così la privacy degli utenti (ma sarebbe meglio dire cittadini). A sfuggire a questa morsa saranno probabilmente le grandi aziende e le persone più facoltose, che avranno la disponibilità economica per orientarsi a scelte diverse, optando per servizi che gli garantiscano una maggiore privacy delle transazioni. Ovviamente neanche queste stablecoin per così dire “alternative” potranno garantire il perfetto anonimato delle transazioni, resterà sempre il problema, mette in guardia Freeman, della tracciabilità delle monete al momento del cambio da una cripto all’altra o da una cripto a valuta fiat, tuttavia è presumibile comunque che chi potrà si orienterà a monete capaci di garantire migliori livelli di privacy. Prima di concludere, quindi, fermiamoci a fare un paio di riflessioni su quanto emerso da questo panel e su quello che leggiamo tra le righe delle affermazioni del CEO di reserve; possiamo quindi concordare con Freeman che, da un lato, è sostanzialmente inevitabile che a un certo punto i governi, anche con la scusa di contrastare l’evasione, finiscano con l’implementare questi strumenti (token e stablecoin) per tracciare le transazioni, ma d’altro canto questo non potrà far altro che stringere la morsa sulla privacy dei dati finanziari dei cittadini. Appare poi ugualmente inevitabile il fatto che coloro che disporranno delle risorse necessarie a svincolarsi da questa morsa non perderanno l’occasione di farlo, col risultato che i grandi colossi proseguiranno a fare sostanzialmente ciò che gli pare, continuando ad occultare profitti da destinare alla costruzione di fondi neri (che magari rientreranno successivamente nel circuito economico sotto forma di tangenti) mentre le persone comuni finiranno col vedere contrarsi ulteriormente il loro diritto alla privacy. Questo stesso scenario, del resto, l’abbiamo visto ripetersi numerose volte, ogni qual volta, ad esempio, si parli di lotta all’evasione fiscale tale lotta si traduce in una serrata dei controlli nei confronti dei soggetti più “piccoli” e in un inasprimento di pene e sanzioni, mentre chi dispone di sufficiente liquidità riesce molto facilmente ad eludere sia i controlli che le sanzioni che ne seguirebbero. Ecco spiegato perché in molti siamo convinti che la transizione delle banche centrali verso le stablecoin non farà altro che rafforzare ulteriormente bitcoin e le altre monete decentralizzate, che saranno considerate inevitabilmente dai cittadini come l’unica possibilità per mantenere un minimo di privacy sulle proprie transazioni e sui propri dati finanziari.

Blockchain

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