Bitcoin come strumento di lotta politica, taglie da 100mila dollari in BTC per chi hackera banche e colossi petroliferi

Mentre tutti erano concentrati sugli aspetti finanziari ed economici di bitcoin noi di ValuteVirtuali siamo stati tra i primissimi ad evidenziare che bitcoin ha una dimensione prevalentemente politica; oggi riprendiamo questa linea di ragionamento a partire da un articolo pubblicato da Vice qualche giorno fa che ci parla di come uno degli hacker di maggior fama mondiale abbia deciso di offrire taglie da 100mila dollari a chi dovesse riuscire a bucare i siti di banche, colossi petroliferi e altre grandi aziende dai comportamenti non etici prelevando dai server informazioni di pubblica utilità. Chiaramente, come chiunque può capire, una mossa del genere sarebbe stata impossibile da fare usando denaro FIAT ma è invece resa possibile da bitcoin; l’hacker in questione è conosciuto con lo pseudonimo di Phineas Fisher e venerdì scorso ha pubblicato un nuovo manifesto, denominatoProgramma di caccia per hacktivistinel quale appunto si propone di ricompensare gli hacker con una taglia da 100mila dollari pagata in bitcoin o monero. L’idea è di pagare altri hacker che eseguono hack motivati politicamente e che portino alla divulgazione di documenti di interesse pubblico; tra le aziende finite nel mirino dell’hacktivista le compagnie minerarie e zootecniche in Sud America, il fornitore israeliano di spyware NSO Group e la compagnia petrolifera Halliburton. Nel suo manifesto Phineas Fisher afferma che sottrarre alle grandi aziende documenti di pubblica utilità è senza dubbio il modo migliore che un hacker ha per mettere a disposizione della collettività il proprio talento, ricompensare questo tipo di attività, invece, è utile per incentivare sempre più persone ad intraprendere questa strada; sempre all’interno dello stesso manifesto Phineas Fisher afferma di aver violato una banca offshore e ha invitato altri hacktivisti a unirsi alla lotta contro la disuguaglianza e il capitalismo.

L’hacker ha affermato che nel 2016 hanno violato la Cayman Bank and Trust Company dall’Isola di Man, un’isola tra il Regno Unito e l’Irlanda del Nord alla quale avrebbe sottratto non solo denaro ma anche documenti ed e-mail riservati; nell’articolo si svela poi un’altra tendenza, probabilmente non nota al grande pubblico, affermando che sta diventando sempre più frequente derubare le banche bucando i loro server, il motivo per cui non se ne parla è che le banche tendono a tenerlo nascosto, spesso preferendo addirittura omettere di denunciare l’accaduto. Vice delinea poi per sommi capi ciò che sappiamo su Phineas Fisher, uno dei più influenti e noti hacktivisti dai tempi di Anonymous e LulzSec; nel 2014 si fece notare per aver sottratto i dati interni dal fornitore di sorveglianza britannico-tedesco Gamma Group, che distribuisce il controverso spyware FinFisher, nel 2015 è tornato e ha fatto irruzione nei server di Hacking Team, azienda italiana che produceva software di hacking e sorveglianza per la polizia e le agenzie di intelligence di tutto il mondo, svelando tutti i segreti dell’azienda, quindi nel 2016 buca la polizia spagnola e il sito del partito del presidente turco Erdogan. In tutto questo l’identità di Phineas Fisher non è mai stata svelata da nessuno, nonostante sia stato oggetto di indagini in mezzo mondo, incluse quelle della polizia postale italiana che, come noto, è uno dei corpi di polizia meglio formati a livello globale per le indagini sui crimini informatici.

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