Intervistato dalla CNN nella giornata di ieri il CEO di Ripple, Brad Garlinghouse, non ha potuto fare a meno di ritornare sulle continue polemiche che vedono la comunità mettere sotto accusa l’azienda per il crollo delle quotazioni di XRP; la polemica, come noto, riguarda il fatto che con cadenza mensile il consorzio R3 sblocca dai propri conti qualcosa come un miliardo di token, destinati, a dire dei detrattori, a finire venduti sui mercati con l’intento di finanziare ripple a scapito di coloro che hanno investito in XRP. A nulla è valso dimostrare, come in più occasioni è stato fatto, che il grosso dei token che vengono sbloccati torna poi nei conti dell’azienda, ne la logica, oggettivamente solida, con cui lo stesso Garlinghouse ha spiegato, più di una volta, che essendo ripple il principale stakeholder di XRP non c’è alcun interesse nel deprimere il prezzo. Nel corso della intervista con la CNN Garlinghouse ha poi fatto notare che la capacità, presunta, di ripple di manipolare il mercato è pari sulla carta a quella che hanno le balene di bitcoin, alludendo con questo al fatto che, anche volendo, difficilmente si potrebbe manipolare con successo il mercato vista la quantità di volumi scambiati. XRP, lo ricordiamo, è la terza criptovaluta per capitalizzazione del mercato ed ogni giorno scambia non meno di 400mln di dollari, di conseguenza il miliardo di token sbloccati ogni mese (al cambio attuale circa 300mln di dollari) anche venissero riversati interamente sui mercati rappresentano un importo troppo esiguo per riuscire a produrre un qualche effetto di rilievo sull’andamento del prezzo.
Tuttavia nessuna di queste valutazioni è sembrata capace di mettere un freno alle polemiche, nemmeno l’ennesima chiusura di un nuovo round di finanziamento per 200mln di dollari ha posto fine alle discussioni sui social; chiaramente non si capisce per quale motivo un’azienda che ha appena ricevuto 200mln di finanziamenti dovrebbe affossare se stessa e la propria credibilità vendendo a mani basse i propri token fino a deprimerne il prezzo. Oltre tutto questo non è passata neanche una settimana da quando i siti di analisi ci hanno informato che una nuova tranche da 1mld di XRP è stata sbloccata dai conti di ripple che, proprio mentre scrivo, il prezzo della moneta ha avuto un balzo del 10%; se le accuse mosse a ripple avessero un qualche senso non solo tale balzo non avrebbe dovuto esserci ma il prezzo sarebbe dovuto crollare sotto il peso delle vendite di ripple, cosa che invece non è accaduta. Non è la prima volta che, proprio in concomitanza allo sblocco di 1mld di token dai conti di ripple, il prezzo di XRP vede un’esplosione di volatilità rialzista, ma neanche questo sembra bastare a frenare le polemiche; come abbiamo già avuto modo di sostenere in diversi altri articoli, quindi, i continui interventi del CEO di ripple, e di altre figure di rilievo nella gerarchia aziendale, sono completamente inutili, le polemiche si fermeranno solo nel momento in cui il prezzo di XRP avrà una reale inversione e tornerà in prossimità del proprio massimo storico (di poco superiore ai 3$) e probabilmente torneranno ad animare le discussioni sui social non appena il prezzo tornerà bearish.
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