Che bitcoin sia diventato ormai una questione geopolitica si spera sia diventato chiaro a tutti; prove di questo ve ne sono a tonnellate, l’ultima arriva proprio a seguito dell’omicidio ad opera degli Stati Uniti del generale Soleimani, figura di assoluto rilievo in Iran non solo nelle gerarchie militari ma anche in quelle politiche. Quanto accaduto nella notte tra il 2 e il 3 Gennaio scorsi ha avuto inevitabilmente un effetto sui mercati, con l’azionario che è andato giù (con le compagnie aeree in particolare sofferenza) e il prezzo del barile schizzato alle stelle insieme coi beni comunemente considerati rifugio, come l’oro e il franco svizzero. Anche il prezzo di bitcoin ha reagito con i tori che hanno generato un grosso rialzo nella giornata di ieri, rialzo che, a differenza di quanto ho avuto modo di scrivere proprio ieri, non si è riassorbito già a partire dal pomeriggio ma a partire da oggi, coi grafici che mostrano chiaramente la ripresa della pressione ribassista. Ad essere interessante, però, non è tanto quello che è avvenuto sulle principali piattaforme di scambio globali, ma l’effetto che la tensione USA – Iran ha avuto sui mercati locali, in primis local bitcoin.
Come hanno dimostrato una serie di grafici che stanno circolando molto sui social a partire dalla serata di ieri, infatti, il prezzo di bitcoin in Iran è salito alle stelle ed attualmente viene scambiato a qualcosa come 24mila dollari, oltre tre volte il prezzo di riferimento fornito da coinmarketcap. La stessa identica cosa l’abbiamo vista succedere in passato in paesi come il Venezuela e la Turchia; non solo quindi gli inciampi economici favoriscono la crescita del prezzo di BTC, ma anche le tensioni politiche producono lo stesso risultato. Insomma, quando le cose iniziano a mettersi male in un paese ecco che l’interesse delle persone comuni per bitcoin s’impenna e, conseguentemente, anche i prezzi; i motivi sono molteplici e vanno dal timore per la chiusura delle banche o per la limitazione nei prelievi, passando per quelli relativi a un collasso della valuta statale, fino ad arrivare alla consapevolezza che potrebbe essere necessario fuggire dal paese per cui avere in tasca una valuta accettata ovunque viene considerato un valore aggiunto. Insomma, si potrebbe quasi dire che mentre una volta chi scappava da un paese in guerra si portava dietro tutto l’oro che poteva accumulare, la nuova tendenza vede bitcoin sostituirsi all’oro, con buona pace di Peter Shiff
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