Quando google nacque, nell’ormai lontano 1998, crebbe soprattutto perché seppe conquistarsi le simpatie degli utenti; google veniva vista all’epoca come un modello di azienda etica, che favoriva la diffusione della conoscenza e, su queste basi, riuscì a costruire il successo che le ha permesso di prosperare. All’epoca i motori di ricerca erano di proprietà di grandi multinazionali, c’era MSN di microsoft, AOL e Yahoo, tutte aziende che la comunità degli internauti fu ben felice di abbandonare in favore di big G. Oggi, a distanza di oltre 20 anni, di google abbiamo una percezione completamente differente e le stesse persone che hanno contribuito alla sua ascesa oggi ne parlano malissimo e invitano gli utenti ad abbandonare quello che rimane il principale motore di ricerca al mondo in favore di soluzioni più rispettose della privacy, come ad esempio duckduckgo. Ebbene, sotto natale google ha pensato bene di inimicarsi anche la comunità degli appassionati di criptovalute e, a partire dallo scorso 23 dicembre, ha iniziato a rimuovere i contenuti su youtube che trattano di criptovalute; la notizia ha iniziato a diffondersi rapidamente attraverso diversi canali social, da reddit a twitter, man mano che le persone colpite dal ban iniziavano a denunciare la cosa come una forma di censura. Youtube si è limitata a segnalare ai titolari degli account l’eliminazione dei video perché ritenuti “contenuti dannosi o pericolosi” e si è trincerata dietro il solito silenzio nel momento in cui gli account hanno iniziato a chiedere spiegazioni; l’azienda ha risposto agli utenti che avrebbero potuto comunque fare ricorso, tuttavia gli utenti che si sono mossi in questo modo si sono visti rigettare il ricorso per direttissima e, ancora una volta, senza che l’azienda fornisse uno straccio di motivazione a giustificazione di questo comportamento. Solo una piccola minoranza tra le centinaia di influencer attivi su YouTube risultano non essere stati toccati da questi provvedimenti, mentre la quota di coloro che sono riusciti a tornare online dopo aver fatto ricorso è ancora più ridotta; in molti hanno denunciato che questo rappresenta chiaramente un attacco alla libertà di espressione, evidenziando come lo strapotere delle grandi piattaforme centralizzate sia diventato ormai un problema enorme.
Da qui ad iniziare a parlare esplicitamente di boicottaggio e di migrazioni verso piattaforme decentralizzate (come ad esempio LBRY) è stato un attimo; qui io credo che google stia dimostrando un comportamento miope, sentendosi probabilmente troppo grande per poter essere attaccata non sembra rendersi conto di aver pestato i piedi alle persone sbagliate. Arrivare allo scontro frontale con la comunità delle criptovalute è qualcosa che ormai neanche un’azienda come big G può permettersi; stiamo parlando infatti di una comunità molto variegata e coesa, capace di coordinarsi a livello globale e che presenta al suo interno di tutto. Intanto, banalmente, nella comunità ci sono un sacco di sviluppatori che, una volta acclarato che lo strapotere di google è diventato un problema, potrebbero decidere di dannarsi anima e corpo per dare vita a piattaforme alternative; se poi consideriamo che nella comunità ci sono persone molto influenti come ad esempio musicisti, attori, imprenditori, sportivi, persone che godono di una visibilità che va ben al di là della ristretta nicchia degli appassionati di criptovalute e il cui sostegno a piattaforme alternative potrebbe contribuire in maniera importante a svuotare google di utenti ecco che iniziamo a capire perché quasi nessuno può in realtà permettersi di prendere a pesci in faccia la comunità. E non arriviamo neanche a menzionare l’enorme concentrazione di hacktivisti che c’è nel mondo delle criptovalute, tutte persone che non vedono l’ora di avere un motivo valido per iniziare a infastidire big G attraverso un coordinamento globale. Dal momento che YouTube non ha fornito, per ora, alcuna spiegazione, c’è comunque la possibilità, come alcuni utenti hanno rimarcato, che il suo comportamento sia giustificabile; uno dei motivi di questo ban, ad esempio, potrebbe essere la presenza di link di affiliazione nei video. Se dovesse emergere, in altre parole, che youtube ha preso di mira solo quegli account che esagerano con le sponsorizzazioni questa sarebbe una motivazione che larga parte della comunità potrebbe facilmente comprendere e giustificare; questo, però, deve essere affermato pubblicamente e dimostrato, anche in tempi rapidi perché la comunità è chiaramente sul piede di guerra.
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