A riferirlo è Reuters, tuttavia la notizia non ci stupisce più di tanto, ING, infatti, è un gruppo famoso per la sua capacità di spingere con forza sull’acceleratore dell’innovazione; la banca olandese, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa, ha sviluppato un servizio di custodia per criptovalute e, probabilmente, questo è solo il primo di una serie di passi tesi a portare il gruppo nel mercato dei servizi blockchain. ING stessa aveva già da tempo dichiarato di vedere nell’industria blockchain ottime opportunità di crescita, quindi non ci meraviglia che stia investendo nel settore; la banca ha comunque rifiutato di commentare l’indiscrezione fatta emergere da Reuters e si è limitata a ribadire il suo interesse per la tecnologia blockchain. Oggi come oggi sembra che i servizi di custodia siano il settore in cui la finanza tradizionale sta maggiormente investendo per non farsi travolgere dall’ondata dell’innovazione blockchain; dopo bakkt, in pochi mesi, anche il colosso statunitense dei servizi finanziari Fidelity Investments ha lanciato il suo servizio di custodia a metà ottobre, mentre nella giornata di ieri è stata SolarisBank, azienda fintech con sede a Berlino, ad annunciare la creazione di una filiale ad hoc per fornire una soluzione di custodia per le risorse digitali.
Oltre alla finanza tradizionale anche gli exchange di criptovalute, che rischiano invece di collassare a seguito dell’ascesa dei DEX e dell’interoperabilità cross-chain, stanno investendo in questo tipo di servizio, come dimostra la creazione di servizi di custodia da parte di due dei maggiori player del mercato USA come Coinbase e Gemini. Del resto le grandi aziende che intendono operare con le criptovalute non possono certo accantonare i propri fondi su un wallet come fanno gli utenti privati, ma hanno bisogno di avvalersi di piattaforme terze e indipendente sia per motivi di sicurezza sia per motivi di trasparenza e di audit; quello dei servizi di custodia, quindi, è uno dei pochi settori a non essere destinato ad essere cannibalizzato dalla tecnologia blockchain, ma che anzi vede proprio nella blockchain ribadito il proprio senso e la propria utilità. D’altro canto questi servizi sono estremamente utili, almeno in questa fase, anche per le persone comuni che magari vorrebbero iniziare ad avvicinarsi al mondo delle criptovalute ma non possiedono quel minimo di competenza informatica necessaria a farlo; siamo quindi in una fase intermedia nel percorso di adesione di massa alle criptovalute, in cui la tecnologia, nonostante abbia come fine ultima di abbattere la necessità di intermediari nella gestione del denaro, trova proprio nell’intermediazione un’opportunità per ampliare il proprio bacino di utenza. Ecco anche spiegato perché le banche che vogliono resistere alla morsa letale delle criptovalute non hanno altra scelta che promuoverne l’uso proprio attraverso l’implementazione di servizi di custodia; come dire, se non puoi sconfiggerlo fattelo amico.
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