La settimana scorsa s’è chiusa sulle ali dell’entusiasmo per le dichiarazioni del presidente Xi Jinping su quanto sia cruciale la tecnologia blockchain per la Cina e sullo sforzo che il paese dovrà compiere nei prossimi anni per integrarla ad ogni livello nella vita del paese; sembrava fosse l’antipasto di uno sdoganamento più grande, che avrebbe coinvolto anche le criptovalute decentralizzate, ma chiaramente non poteva essere così, non di certo in un paese come la Cina dove tutto è fortemente centralizzato. Nella giornata di oggi Reuters, citando fonti di stampa locali, ha evidenziato come il governo si stia impegnando, per mezzo dei quotidiani, a comunicare ai cinesi che l’intenzione di investire a livello statale sulla blockchain non deve essere intesa come un supporto implicito all’industria delle criptovalute. Il quotidiano locale People’s Daily, sotto diretto controllo del partito comunista, infatti, è particolarmente coinvolto in questo senso e sta pubblicando articoli in cui informa i lettori che abbracciare la tecnologia blockchain non significa accettare l’idea che sia giusto, o ancor meno vantaggioso, mettersi a speculare sulle criptovalute. Dobbiamo poi tenere presente che Xi Jinping, nel suo ultimo discorso, non ha mai citato ne bitcoin ne nessun’altra criptovaluta, ha parlato espressamente solo di tecnologia blockchain, che, come ripetiamo anche noi di ValuteVirtuali ogni volta che ne abbiamo l’opportunità, ha infiniti campi di applicazione che esulano dal mondo del fintech. Investire in blockchain, in altre parole, non significa necessariamente investire in criptovalute e questo concetto, che per molti di noi è banale, sta diventando centrale nella comunicazione tra governo e cittadini in Cina. Del resto sappiamo che la banca centrale cinese si appresta ad emettere una propria CBDC (che semplificando possiamo definire una cripto di stato) per cui il partito comunista cinese sa benissimo che il successo di questa operazione passa anche attraverso un indebolimento delle criptovalute decentralizzate come bitcoin. Perchè una CBDC possa imporsi sul mercato, infatti, deve essere capace di costruire intorno a se più fiducia di quanto abbia fatto fino ad oggi bitcoin ed è proprio questo lo scontro a cui, a mio parere, assisteremo nei prossimi anni, quello tra le cripto di stato delle maggiori potenze mondiali (USA, Cina, la stessa Europa) e bitcoin (sostenuto da tutto l’ecosistema di cripto decentralizzate che gli orbita intorno); sarà un passaggio di cruciale importanza che ridisegnerà il mondo in cui vivremo nei prossimi anni, impossibile ipotizzare già oggi chi la spunterà, sappiamo però che a contrapporsi sono due modelli radicalmente agli antipodi e che sta a noi decidere se vogliamo vivere in un mondo centralizzato (con tutto quello che ne consegue in termini di perdita della nostra privacy) o in uno decentralizzato.
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