Come avevamo già riferito nel nostro ultimo articolo su libra nella giornata di ieri si è tenuta l’audizione di Zuckerberg presso il Comitato per i servizi finanziari della Camera statunitense, la posizione del CEO di facebook era già trapelata ed era noto che avrebbe tentato di rassicurare il legislatore relativamente al fatto che non ci sarà nessuna emissione di libra senza prima aver chiarito gli aspetti legali più delicati; andiamo con ordine e tentiamo di capire più nel dettagli cosa Zuckerberg ha dichiarato durante l’audizione. Sin dalle prime battute dell’audizione s’è sfiorato il limite del ridicolo, tra le primissime domande fatte al CEO di facebook Bill Huizenga non ha trovato nulla di meglio da chiedere che non cosa accadrà se la libra association dovesse votare l’emissione della moneta a prescindere dal fatto che si siano chiariti o meno gli aspetti legali più delicati; Zuckerberg ha risposto che in tal caso facebook lascerebbe la libra association. Questo siparietto indecoroso credo abbia offeso l’intelligenza di chiunque abbia seguito l’audizione, libra, infatti, è sostanzialmente facebook e Zuckerberg stesso ha dichiarato in passato che il ruolo del social sarà comunque preminente almeno fino alla data del lancio; inoltre il principale e fino adesso unico caso d’uso concreto ipotizzato per questa moneta riguarda l’integrazione con le piattaforme della “galassia Zuckerberg” per cui non solo facebook ma anche wathsapp e instagram, di conseguenza è assolutamente folle credere che la libra association possa emettere la moneta senza l’avvallo di facebook stessa. Una domanda sostanzialmente inutile quella di Bill Huizenga, così come inutile è la risposta data. Abbastanza ridicola, anche se quanto meno sensata, la domanda posta da Carolyn Maloney, che chiede a Zuckerberg se intende ottemperare agli obblighi posti dal KYC e inibire l’uso di portafogli anonimi su libra; la domanda è ridicola perché, come diciamo da mesi, il vero interesse dietro questo progetto è raccogliere i dati degli utenti, per cui la raccolta dati in maniera anonima non avrebbe molto senso. Il CEO di facebook, che comunque in un primo momento è sembrato stesse tentando di svicolare alla questione posta dalla Maloney, ha poi risposto che essendo una grande azienda non si sognano nemmeno lontanamente di dare vita a un progetto che eluda gli obblighi di legge o che sia decentralizzato; e qui veniamo al dunque, perché in questa dichiarazione, che possiamo tradurre letteralmente con:
“Stiamo cercando di costruire un’alternativa sicura e protetta. Come grande azienda, non faremo qualcosa di non regolamentato o decentralizzato. Vogliamo raggiungere gli standard richiesti in materia di antiriciclaggio”
ci sono già abbastanza elementi per dimostrare quanto la comunità dei bitcoiners abbia avuto ragione nell’affermare che libra non sarà una vera criptovaluta, più probabile che assomigli a una sorta di paypal solo che per gestire le transazioni non userà valuta a corso legale. Inoltre Zuckerberg, dichiarando di voler ottemperare a tutti gli obblighi previsti dall’antiriciclaggio, ha sostanzialmente sbugiardato se stesso e quanto dichiarato alla presentazione del progetto; libra, infatti, è stata presentata ammantata di tanti, troppi, millantati buoni sentimenti, affermando che lo scopo della moneta era di dare vita a uno strumento che fosse capace di dare un’alternativa ai soggetti non bancabili, lo scopo, quindi, era di dare accesso a servizi bancari a tutti quei soggetti che fino ad oggi ne sono esclusi. Il mancato accesso ai servizi bancari, però, non è dovuto solo alla povertà ma anche all’impossibilità di certificare la propria identità; si stima, ad esempio, che solo negli USA vivano 10mln di persone senza documenti, nel mondo le persone prive di documenti di identità sono centinaia di milioni (nella migliore delle ipotesi) e non esistono neanche stime accurate di quante siano le persone in questa situazione a livello globale. Di conseguenza, dato che Zuckerberg ha dichiarato di non avere la minima intenzione di consentire l’apertura di un portafoglio libra agli utenti che non certificheranno la propria identità, appare chiaro che questo strumento non è rivolto in realtà ai soggetti non bancabili, una cosa che la comunità dei bitcoiners ha sempre affermato con forza, evidenziando come i toni filantropici usati in sede di presentazione fossero solo una strategia pubblicitaria e nulla di più. L’audizione è poi comunque continuata per un po’ su questi toni, coi politici impegnati ad ottenere la garanzia che libra non avrà portafogli anonimi, una garanzia inutile dal momento che tutti sappiamo che quello di tutelare la privacy degli utenti che useranno libra non è mai stata una priorità nel progetto. L’unica dei soggetti presenti che è sembrata avere una qualche cognizione di ciò di cui si stava parlando è stata Ayanna Pressley che ha infatti fatto presente in diverse occasioni e modi che “libra è facebook”. Insomma, l’audizione è parsa abbastanza inutile, infatti se n’è parlato poco anche sui social, priva di contenuti concreti e più che altro è servita a dimostrare fino a che punto i politici siano impreparati a regolamentare un settore che dimostrano chiaramente di non comprendere. Nessuna delle domande realmente rilevanti sono state poste a Zuckerberg, nulla è stato chiesto ad esempio sulle garanzie da dare agli utenti relativamente al modo in cui la moneta eviterà la volatilità, non si è fatta minimamente menzione dell’effetto che il lancio della moneta potrebbe avere sul prezzo delle azioni di facebook, non si è entrati nemmeno nel merito della tutela della privacy degli utenti e di come la libra association intenda usare i dati raccolti, in pratica nel corso dell’audizione non si è parlato praticamente di nulla, nessuno è parso essere in grado di mettere realmente in difficoltà Zuckerberg ne avere la reale percezione di quali sono i veri rischi per gli utenti che deriverebbero dall’uso di questa moneta. Insomma, spesso come italiani ci lamentiamo della nostra politica, a ben vedere però la situazione non è poi così diversa negli altri paesi e non si capisce davvero come queste persone possano mai fare adeguatamente il proprio lavoro, che è scrivere le leggi, se non hanno la minima conoscenza del settore che stanno regolamentando.
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