L’opinione, che come comunità abbiamo ampiamente dimostrato essere infondata con tonnellate di report, articoli e indagini indipendenti, che bitcoin sia energivoro e potenzialmente artefice di una catastrofe ambientale fatica a sparire dalle pagine dei giornali ma è chiaramente fuori dalla realtà. Come scrivevamo in un recente articolo pubblicato qualche settimana fa su questo sito, infatti, nessuno tiene conto dello sviluppo tecnologico e del fatto che, col trascorrere del tempo, la tecnologia diventa più efficiente, non regredisce; questa, che fino a ieri era solo una ipotesi (per quanto chiaramente ben argomentata) è diventata adesso un fatto con gli ultimi dati che arrivano relativi al funzionamento della rete.
Bitcoin: Cresce l’hashrate e diminuisce il consumo elettrico
Come abbiamo avuto modo di informarvi, infatti, nel corso dell’estate 2019 l’hashrate della rete ha continuato a crescere segnando continuamente nuovi record storici, ebbene, la cosa interessante è che a fronte dell’incremento della potenza di calcolo espressa dalla rete i consumi elettrici sono calati invece che aumentare; è questa una situazione che stupirà certamente i giornalisti che scrivono sui media mainstream ma che non suscita alcuna meraviglia in chi questa tecnologia la conosce (e non solo per sentito dire) e la comprende. A dimostrarlo sono i dati condivisi da Statista e riportati in un articolo pubblicato in data odierna dall’edizione statunitense di cointelegraph; tali dati dimostrano, finendo per screditare le opinioni disinformati del giornalismo italiano, che il consumo di energia a luglio 2019 si è attestato intorno ai 69,79 terawatt/ora, mentre l’anno precedente, a fronte di un hashrate ben il 60% inferiore a quello attuale, il consumo elettrico si era attestato a 71,12 terawatt/ora.
Insomma, mentre la potenza di calcolo espressa dalla rete è più che raddoppiata lo stesso non è successo al consumo elettrico che, invece, è addirittura diminuito. Se poi consideriamo che, come dimostrato anche in questo caso da numerosi e autorevoli rapporti, una percentuale altissima dell’energia elettrica impiegata nel mining bitcoin (si stima circa i ¾) proviene da fonti rinnovabili ecco che ricaviamo un quadro che dimostra come non solo bitcoin non sia affatto energivoro ma è anche molto più sostenibile in termini di impatto ambientale di quanto non sia l’attuale modello usato dal sistema finanziario globale.
Non ci resta quindi che aspettare pazientemente che i giornalisti italiani la smettano di raccontare frottole all’opinione pubblica, mentre portano avanti crociate contro le fake news sui social, e si decidano a fare quello per cui vengono pagati e cioè, informare l’opinione pubblica italiana dei fatti, invece che riempirli di chiacchiere come, purtroppo, hanno fatto fino ad oggi.
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