Criptovalute: riciclaggio e traffici illeciti sono regolati in oro altro che in bitcoin, occorre avvisare i governi di mezzo mondo

Non succede spesso, ma quando capita è sempre una bella sensazione; mi riferisco a quando mi ritrovo a scrivere di notizie che sono realmente, assolutamente, magnificamente esilaranti; è questo il caso dello scoop di ieri di reuters che in un lungo articolo ci parla di come sia emerso un traffico internazionale di lingotti d’oro contraffatti. Quello che è successo è che mentre istituzioni, banche, governi e politici di mezzo mondo ci bombardavano con le loro opinioni disinformate da due lire tentando di convincerci che bitcoin e criptovalute vengono usati per riciclare denaro, finanziare il terrorismo e gestire ogni sorta di attività illecite è però emerso che tutto questo viene regolato usando lingotti d’oro contraffatti; siamo in attesa delle dichiarazioni infuriate dei vari governi che adesso, sicuramente, inizieranno a chiedere a gran voce che il commercio di oro venga reso illegale.

Riciclaggio e traffici illeciti con le Criptovalute

Improbabile? Diciamo anche impossibile. Andiamo con ordine e spieghiamo cosa è successo; in pratica, così come avviene per qualunque transazione, anche quelle in lingotti d’oro devono essere tracciabili, per cui è necessario conoscere chi ha prodotto un certo lingotto e da quali mani è passato. Il problema è che, come spiegato da reuters, è emerso che i loghi e i sigilli dei grandi produttori (soprattutto svizzeri) sono stati contraffatti e adesso nessuno sa quanti siano i lingotti falsi in circolazione; a scanso di equivoci precisiamo che l’oro in questione è assolutamente vero, con un elevato grado di purezza, semplicemente non si sa da dove provenga realmente.

Questo pone tutta una serie di problemi, quell’oro potrebbe essere stato trafugato o usato per riciclare denaro sporco e, addirittura, per finanziare il terrorismo; ovviamente non troverete reazioni politiche a questa storia perché le autorità sono preoccupate del finanziamento al terrorismo solo se questo viene realizzato per mezzo delle criptovalute, oro e dollari invece vanno benissimo e fanno bene all’economia. Se pensavate però che già questo fosse abbastanza ridicolo c’è di più, ragazzi, questa storia esplora nuove frontiere del ridicolo; indovinate dove si trovava quest’oro contraffatto? Nei caveau di alcune tra le maggiori banche.

E indovinate qual è la banca che, allo stato attuale, risulta maggiormente coinvolta in questo scandalo? Ma naturalmente JP Morgan del nostro caro amico Jamie Dimon. La cosa è nota almeno dal 2017 ma sta emergendo solo ora, interpellata da Reuters JPM ha rifiutato di rispondere alle domande (ma che strano, solitamente sono così trasparenti) e si è rifugiata in un comunicatuccio stampa in cui dichiara che:

“È nostra prassi avvisare immediatamente le autorità competenti e le raffinerie qualora dovessimo scoprire lingotti d’oro contrassegnati male durante i controlli e le procedure di routine; fortunatamente non abbiamo ancora avuto un incidente con conseguente perdita per l’azienda o un cliente.”

Certo, aggiungo io, che non hanno mai avuto alcun incidente, perché quelle barre d’oro da un chilo sono state semplicemente rispedite presso le società svizzere di riferimento che le hanno sostituite con nuove autentiche; il problema è che i loghi sono contraffatti così bene che non si ha la minima idea di quanti siano i pezzi contraffatti in circolazione. Si stima che siano almeno 2000 i lingotti da un chilo con loghi contraffatti in circolazione, ma è un dato che lascia il tempo che trova, potenzialmente potrebbero essere 1000 volte tanti e nessuno ne saprebbe nulla. Altra cosa esilarante è che le aziende vittime della contraffazione sono svizzere, i lingotti sono stati trovati in pancia a banche statunitensi ma indovinate a chi hanno dato la colpa? Ai cinesi…

Saranno certamente felici i russi che, per una volta, non vengono tirati in ballo a sproposito nel tentativo di togliere le castagne dal fuoco alle porcate fatte dai governi occidentali; insomma, pare che il mondo abbia trovato nella Cina un nuovo capro espiatorio, cosa che del resto era indispensabile, se avessero continuato ad imputare ai russi qualunque sciagura (grandine inclusa) l’opinione pubblica avrebbe potuto insospettirsi e iniziare a credere che media, stampa e governi li stiano bellamente trollando, invece dare la colpa un po’ ai russi, un po’ ai cinesi, ai venezuelani e, nella peggiore delle ipotesi, al primo rettiliano di passaggio aiuta a mantenere intatta la favoletta dei governi occidentali bravi, buoni e ligi alle regole.

C’è da stare sicuri, per concludere, che grazie all’articolo pubblicato da reuters almeno per qualche tempo dovremmo risparmiarci la manfrina sulle cripto usate dai criminali, anche se conoscendo la mancanza di pudore di certi personaggi viene spontaneo credere che questo periodo di pace durerà non più di un paio di giorni. Tocca quindi rassegnarci a questa ipocrisia e a continuare a leggere che riciclaggio, finanziamento al terrorismo, traffici illegali ed altri illeciti vengano regolati in criptovalute, nonostante ci siano tonnellate di prove che dimostrano sia che tutto questo è assolutamente falso sia che, in realtà, tutto ciò viene regolato normalmente in dollari e, come abbiamo scoperto oggi, in oro. Oro e dollari, però, fanno bene all’economia, e del resto, come dicevano gli antichi romani, i soldi non puzzano, figuriamoci l’oro.

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