Ventidue persone sono state arrestate in Cina per aver rubato energia per un importo pari a 3mln di dollari; a riferirlo è un articolo di Venerdì 12 luglio pubblicato sulla principale agenzia di stampa del paese, XinhuaNet, che informa anche di come la polizia abbia sequestrato la bellezza di 4000 unità hardware destinate al mining di criptovalute.
Furti di energia per minare criptovalute
L’operazione si è svolta nella provincia dello Jiangsu, da quello che si apprende le forze dell’ordine indagavano da almeno un paio mesi relativamente all’aumento ingiustificato dei consumi energetici, segnalato dalla compagnia elettrica locale che aveva notato picchi anomali in una zona che includeva nove miniere abusive. Nonostante la Cina sia comunemente percepita come la capitale mondiale delle criptovalute nel paese quello del mining viene visto come un problema; non ci sono divieti o restrizioni per il commercio delle criptovalute, incluso bitcoin, ma il paese è chiaramente intenzionato a dare un taglio netto all’attività mineraria tanto che alcune delle principali mining farm cinesi stanno progettando di spostare la propria attività in Iran.
Quello dei furti di energia e dell’uso abusivo di risorse informatiche private da destinare al mining illegale sta diventando un problema, non solo in Cina, ma un po’ ovunque nel mondo; gli arresti, col trascorrere del tempo, stanno diventando sempre più frequenti, anche perché, come noto, il solo costo dell’attività di mining è proprio l’elettricità, di conseguenza nel momento in cui l’energia elettrica viene rubata questa diventa un’attività assolutamente remunerativa e, per certi versi, a basso rischio. Anche nei paesi occidentali le notizie di arresti legati ad attività di mining abusive stanno diventando frequenti, con la differenza che la tendenza (in Europa e in USA) più che a rubare l’elettricità vede i dipendenti usare i computer delle aziende per “arrotondare” il proprio stipendio minando criptovalute; anche in questo caso i profitti sono assicurati dal momento che, in questo modo, non si devono spendere neanche soldi per acquistare l’hardware ma si usa direttamente quello di proprietà dell’azienda.
Bisogna precisare, a scanso di equivoci, che contrariamente a quello che forse certa gente crede si rischia molto di più che semplicemente di venire licenziati, le pene previste per questo tipo di attività prevedono il carcere, tanto più se, come accaduto di recente negli USA, si utilizzano infrastrutture informatiche governative per portare avanti la propria miniera abusiva, finendo per esporsi a capi di imputazione particolarmente gravi, dal momento che, soprattutto negli USA, tutto questo viene visto come un attentato alla sicurezza nazionale. Il problema, purtroppo, non è così facile da risolvere soprattutto perché gli arresti avvengono, quasi sempre, quando questi soggetti si lasciano prendere la mano, probabilmente il fenomeno del mining abusivo è molto più esteso di quanto oggi possiamo immaginare, semplicemente molte delle persone che portano avanti questa attività sono abbastanza furbe da non esagerare e, in questo modo, evitano di produrre picchi di consumo energetico tali da poter essere facilmente identificati dalle compagnie elettriche.
C’è poi da star sicuri che, di pari passo agli arresti, anche i criminali che portano avanti questa attività impareranno a prendere le loro contromisure rendendo sempre più complicato per le forze dell’ordine risalire a chi ha commesso il reato; bisogna poi considerare, per concludere, che i furti di energia sono già un fenomeno abbastanza comune al giorno d’oggi e, probabilmente, lo diventeranno ancora di più nel prossimo futuro visto che il mining rende estremamente semplice per chiunque convertire in denaro l’elettricità indebitamente sottratta.
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