Nel mondo delle criptovalute non basta che un asset “stia bene”: a volte basta un improvviso cambio di umore del mercato per mandarlo al tappeto. È esattamente ciò che è successo a XRP, arrivato a superare i 3.60 dollari a metà luglio 2025, salvo poi ripiegare fino ai 2.15 dollari attuali dopo diversi mesi di pressione ribassista.
La domanda ora è inevitabile: XRP ha le condizioni per rimettersi in piedi nel 2026?
Per capirlo occorre guardare a tre fattori chiave: lo scenario macroeconomico, l’evoluzione tecnologica della XRP Ledger (XRPL) e la strategia commerciale di Ripple.
Un crollo doloroso, ma non definitivo
Il movimento degli ultimi mesi non è stato isolato: l’intero comparto crypto ha sofferto in modo significativo nell’ultimo anno. Nonostante un buon avvio del 2025, il sentiment è peggiorato rapidamente, soprattutto dopo il flash crash del 10 ottobre. Da allora, timori di recessione, mancanza di liquidità e incertezza normativa hanno congelato l’appetito per il rischio.
Il contesto macro, tuttavia, sta iniziando lentamente a cambiare.
Dopo un periodo prolungato di politiche monetarie restrittive, molte banche centrali hanno invertito la rotta e stanno preparando il terreno per condizioni finanziarie più morbide. Tassi di interesse più bassi e maggiore liquidità sono storicamente due elementi favorevoli per le criptovalute.
Se questo trend proseguirà nel 2026, una parte dei capitali fermi sulla liquidità potrebbe tornare verso asset più rischiosi, compresi token con alto volume di mercato come XRP. Non significa che XRP sarà necessariamente il principale beneficiario, ma la sua struttura di mercato gli permette comunque di intercettare parte dei nuovi flussi.
In sintesi:
il ribasso recente sembra più legato alla macroeconomia che a un indebolimento della tesi d’investimento di XRP. Questo è un buon segnale per chi guarda al lungo termine.
L’utilità reale come motore di un possibile recupero
La possibilità che XRP possa tornare a crescere nel 2026 dipende soprattutto dall’adozione. Ed è qui che Ripple sta lavorando più intensamente.
Uno dei passaggi più significativi è la richiesta di bank charter negli Stati Uniti: una licenza bancaria nazionale permetterebbe all’azienda di custodire asset digitali, offrire servizi di lending e accedere direttamente ai sistemi di pagamento federali. Una mossa che indica chiaramente la volontà di integrarsi pienamente nel sistema finanziario regolamentato.
Oggi centinaia di istituzioni finanziarie usano RippleNet o stanno testando le sue soluzioni. Alcune di queste utilizzano XRP come valuta ponte nei trasferimenti cross–border, e ogni transazione sulla XRPL richiede una piccola quantità di token come fee, generando una domanda strutturale che cresce con l’aumentare dell’attività sulla rete.
Guardando più lontano, chi acquista XRP oggi sta scommettendo sul fatto che la XRPL possa diventare nei prossimi anni un’infrastruttura stabile per:
- pagamenti internazionali ad alta velocità
- regolamento di stablecoin
- tokenizzazione di asset reali (RWAs)
Se questo scenario prenderà forma, il mercato potrebbe riflettere tale espansione con una valorizzazione progressiva dell’intero ecosistema.
Non va trascurato un altro elemento: il debutto dei primi ETF spot su XRP, che potrebbero ampliare la base degli investitori istituzionali e creare flussi di capitale più regolari. Se questi strumenti guadagneranno trazione entro il 2026, la spinta potrebbe diventare significativa.
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Quindi XRP tornerà a salire? Possibile, ma senza illusioni
Lo scenario di una ripresa nel 2026 è concreto, ma non garantito. Le criptovalute sono notoriamente imprevedibili e XRP non fa eccezione. Il mercato potrebbe impiegare più tempo del previsto a riaccendersi, oppure reagire in modo poco lineare anche a notizie positive.
Per questo, una strategia prudente resta la più razionale:
- mantenere una posizione moderata
- acquistare gradualmente per diluire la volatilità
- ragionare su un orizzonte di lungo periodo
XRP ha basi solide per una possibile ripartenza, ma serve la pazienza necessaria per attraversare il percorso che porta dal sentiment depresso di oggi a un eventuale nuovo ciclo di crescita nel 2026.
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