Fidelity aprirà il trading di bitcoin agli investitori istituzionali nel giro di poche settimane

La notizia è stata lanciata ieri da bloomberg in un articolo a firma di Matthew Leising ed è sicuramente rilevante per il mondo delle criptovalute; probabilmente nel nostro paese in molti non si rendono pienamente conto di cosa stiamo parlando, anche perchè la larga parte di coloro che investono in cripto in Italia non bazzica il mondo della finanza tradizionale. Andiamo quindi con ordine e spighiamo prima di tutto che cos’è Fidelity; stiamo parlando di una multinazionale americana fondata nel 1946 con sede a Boston, nel Massachusetts che è, badate bene, il quarto più grande gestore di asset e di fondi pensionistici al mondo. Stiamo parlando, per intenderci, di un’azienda che nel 2018 ha gestito un patrimonio di circa 370mld di dollari, che gestisce la bellezza di 2mln e mezzo di clienti nel mondo, con un fatturato di 18mld di dollari; insomma, il termine “colosso finanziario” forse neanche rende l’idea di quanto sia influente questa multinazionale.

toro di wall street

Fidelity apre al trading di Bitcoin

La cosa era nell’aria da qualche tempo, già ad ottobre dello scorso anno, infatti, la società aveva creato un ramo dedicato agli asset digitali (la Fidelity Digital Assets) che adesso sembra essere destinata ad aggiungersi alla gamma di servizi già esistente. Da qualche mese, inoltre, Fidelity offre un servizio di custodia degli asset digitali (precisamente dallo scorso marzo) che in molti avevano già ipotizzato potesse essere propedeutico all’apertura del trading OTC. Nonostante la multinazionale non abbia ne confermato ne smentito queste voci, Arlene Roberts (portavoce dell’azienda) ha dichiarato a Bloomberg che attualmente Fidelity dispone di un gruppo di clienti selezionato a cui offrono supporto per mezzo della loro piattaforma e che continueranno a distribuire i loro servizi sulla base delle esigenze dei vari clienti compatibilmente alle giurisdizioni e alle normative attualmente vigenti nei diversi paesi; altro particolare importante che la Roberts ha confermato a bloomberg è che l’offerta della multinazionale, almeno in questa fase, si concentra prevalentemente su bitcoin. Sarebbe inoltre emerso da un sondaggio che circa il 22% degli investitori istituzionali (dei 400 che hanno partecipato) avrebbe dichiarato di avere già integrato bitcoin nel proprio portafoglio e poco meno della metà si sarebbe dichiarata disponibile ad includerlo. Il presidente della Fidelity Digital Assets (Tom Jessop) in un recente comunicato stampa ha avuto modo di confermare che:

“Un maggior numero di investitori istituzionali si sta impegnando con le risorse digitali, direttamente o tramite i fornitori di servizi, in quanto il potenziale impatto della tecnologia blockchain sui mercati finanziari, vecchi e nuovi, diventa sempre più evidente”

Questa notizia, già rilevante di suo, acquisisce maggior risalto alla luce delle nuove, ennesime, recenti dichiarazioni di alcuni mostri sacri della finanza come Buffet e Charlie Munger che proprio in questi giorni hanno colto l’occasione per tornare ad attaccare le criptovalute con una serie di accuse alquanto sconclusionate, a tal punto che come ValuteVirtuali non abbiamo reputato necessario nemmeno dare copertura alle loro dichiarazioni; per intenderci Munger ha addirittura paragonato a Giuda le società finanziarie che aprono le loro attività agli asset digitali, il che lascia intendere che per questa gente i mercati finanziari dovrebbero essere paragonabili a Cristo, insomma, un Dio sceso in terra per liberarci dai nostri peccati.

Il che spiega anche il motivo per cui abbiamo preferito non scrivere un articolo su queste dichiarazioni (anche se tutti gli altri siti del settore lo hanno fatto); non era possibile però evitare di fare una riflessione, in concomitanza con le conferme che arrivano da Fidelity, sulla caparbietà con cui i detrattori di bitcoin continuano ad attaccare lo spazio crittografico nonostante i fatti (ben più caparbiamente di loro) continuino a smentirli e sbugiardarli in maniera sistematica. Ma del resto, è ora che ce lo diciamo chiaramente, queste persone ormai hanno fatto il loro tempo e il mondo che rappresentano insieme a loro; insomma, ogni volta che il mondo va incontro a un cambiamento epocale c’è qualcuno che quel cambiamento si rifiuta di digerirlo e non ha molto senso stare a perdere tempo a tentare di convincerlo.

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