Regolamentazione e criptovalute create da governi, sembrano essere queste le tematiche principali di questo 2018.
Mentre il Bitcoin ha passato un Gennaio difficile, soprattutto a causa delle voci sui ban e regolamentazioni asiatiche, alcuni governi sono in procinto di lanciare le proprie criptovalute, seppur con modalità e per ragioni diverse.
2018: L’anno della regolamentazione delle criptovalute?
Poco più di due settimane fa il presidente russo, Vladimir Putin, aveva proposto la creazione di una criptovaluta multinazionale comune alle economie emercenti, i cosiddetti BRICS, ed ai membri dell’Unione Economica Euroasiatica. Questa iniziativa potrebbe unire mercati di economie emergenti in molte parti del globo, come Asia, Est Europa, Africa e Sud America. Inoltre, adottando una sola criptovaluta, gli stati membri potrebbero aumentare i propri investimenti in una Blockchain e, con gli smart contracts, potrebbero spingere i propri paesi verso un’economia cashless. Se venisse veramente realizzata una criptovaluta del genere, come nei piani di Putin, questa potrebbe coinvolgere il 41% della popolazione mondiale.
Nel frattempo la Russia ha iniziato la propria stretta regolamentatoria rispetto al mondo delle criptovalute, definendo limitazioni sulle ICO e tassazioni per quanto riguarda sia il mining che il trading di criptovalute.
Per il Venezuela invece la scelta è stata dettata dall’emergenza. In un’economia che va a picco a causa dell’iperinflazione, il presidente Maduro si è giocato la carta delle criptovalute. Il Petro, la criptovaluta della quale Maduro stesso ha annunciato la creazione, sarà in fase di presale a partire dal 20 Febbraio.
Il valore di un Petro non sarà totalmente variabile, anzi, sarà legato al valore di un barile di greggio Venezuelano. Avendo legato il valore del Petro al greggio, il presidente stesso ha annunciato che ci saranno 100 milioni di Petro in circolazione (almeno inizialmente) per un valore di mercato totale che si aggira attorno ai 6 Miliardi di Dollari.
La notizia ha anche avuto delle ripercussioni sul mining di criptovalute, che fino a poche settimane fa era considerato un crimine in Venezuela. Lo stesso sovraintendente alle criptovalute, Carlos Vargas, ha da poco confermato ad una televisione locale che adesso il mining del Bitcoin e di altre criptovalute non è più illegale. Cambiando totalmente direzione rispetto alle precedenti posizioni, il governo ha quindi deciso di ritirare le accuse nei confronti dei miners che, negli anni precedenti, erano stati arrestati e perseguitati dallo stato Venezuelano.
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