Nella giornata di ieri l’NYDFS (New York Department Financial Service, cioè il Dipartimento dei servizi finanziari di New York ) ha negato al noto exchange di criptovalute bittrex la necessaria licenza per operare nello stato; con una lettera inviata a Bill Shihara (il CEO di bittrex) l’NYDFS ha anche intimato di sospendere tutte le operazioni nello stato a partire dalla giornata di oggi. Le motivazioni, così come emerso nella giornata di ieri, sarebbero che l’exchange ha adottato politiche e controlli inadeguati in materia di norme anti-riciclaggio (AML), identificazione dei clienti (KYC) e nel controllo delle attività dei clienti residenti all’estero (mancate comunicazioni all’OFAC). L’istituzione afferma inoltre che, nonostante numerose lettere con le quali aveva invitato l’azienda a risolvere le molteplici carenze mostrate dalla piattaforma di scambio, bittrex non avrebbe mai risposto in maniera soddisfacente a tali sollecitazioni.
Tensione tra bittrex e New York
Sempre nella giornata di ieri Bittrex ha risposto con un lungo comunicato pubblicato sul proprio sito dalla cui lettura è possibile dedurre in maniera più accurata cosa sia successo; per prima cosa l’azienda ha voluto negare categoricamente l’accusa di non aver ottemperato a quanto previsto dalle leggi che regolamentano l’AML e il KYC affermando che ormai dal 2017 l’identificazione completa del cliente è divenuta prassi nell’operatività aziendale che, infatti, prevede che tutti i clienti inviino un documento di identità e un “selfie” per garantire che non ci sia il rischio di furto di identità. Qui mi corre l’obbligo di fermarmi per confermare quanto affermato da bittrex; io stesso, come chiunque abbia un conto attivo presso l’exchange, sono stato costretto a inviare la mia carta di identità e un selfie per certificare il tutto. Tornando al comunicato rilasciato da bittrex nella giornata di ieri, prosegue affermando che nella missiva ricevuta dal NYDFS (particolare che non era emerso nei vari articoli che hanno iniziato a circolare online) si giustifica la scelta di intimare la sospensione immediata delle attività a causa di account che non risultano corrispondenti ai reali proprietari; l’azienda dichiara che si tratterebbe di circa 12 nominativi, i quali però non avrebbero mai compiuto neanche un’operazione sulla piattaforma; in pratica bittrex non nega l’esistenza di questi casi ma dichiara di aver bloccato tali account affermando di aver dimostrato così l’infondatezza delle accuse mosse dal NYDFS. Un altro passaggio di una certa rilevanza (anche questo non emerso nella trattazione dei principali siti che hanno rilanciato la notizia) riguarda la presenza nel data base dei clienti di bittrex di operatori iraniani che però l’azienda afferma di aver prontamente segnalato all’ufficio competente (l’OFAC appunto) nel gennaio 2018 mentre nega (il che implica inevitabilmente che le sia stato mosso anche questo addebito) di aver mai avuto tra i propri clienti operatori nord coreani.
A detta di bittrex gli elementi che avrebbero indotto l’NYDFS a intimare la sospensione delle attività nello stato di New York sarebbero riconducibili al rifiuto da parte dell’exchange di accettare la limitazione delle coppie su cui gli utenti residenti nello stato avrebbero potuto operare; in pratica L’NYDFS avrebbe preteso di dettare a bittrex quali monete elencare, riducendo le valute listate dallo scambio a un numero piuttosto esiguo (circa una decina); inoltre la piattaforma sostiene che l’istituzione avrebbe preteso requisiti patrimoniali non realistici ne praticabili, inclusa una continua movimentazione dei fondi tra i vari wallet (caldi e freddi) che avrebbe messo a rischio il denaro degli utenti, affermando così implicitamente che le richieste avanzate dall’NYDFS sarebbero il risultato di una mancata comprensione di quelle che sono le reali esigenze del settore. Questa affermazione trova una sponda in quanto dichiarato due giorni fa dal democratico Soto che, nel presentare il nuovo disegno di legge su token e criptovalute, puntava il dito proprio contro le norme pesanti e restrittive imposte da stati come quello di New York; bittrex afferma inoltre di non aver potuto soddisfare le richieste avanzate perché nell’accordo si pretendeva che modificasse anche i rapporti con i clienti di altri paesi e altri stati, motivo per cui l’azienda avrebbe deciso di sfidare apertamente il NYDFS rifiutandosi di firmare l’accordo.
Emergono quindi delle profonde incongruenze tra quelle che sembrerebbero essere le accuse mosse dal NYDFS e quanto affermato da bittrex; attualmente non è stato possibile recuperare una copia della lettera di modo da capire se effettivamente le accuse mosse nei confronti di bittrex derivino dal mancato rispetto delle norme AML e KYC o se invece, come afferma l’azienda, sia stato lo scambio stesso a rifiutare un accordo nel momento in cui è emersa la volontà da parte del NYDFS di ingerire pesantemente anche nei rapporti con clienti residenti fuori dallo stato di New York. Tecnicamente bittrex a partire da oggi dovrebbe bloccare le sue attività nello stato, tuttavia sembra che stia per partire un grosso braccio di ferro tra lo stato stesso e la piattaforma, che potrebbe tirare in ballo anche il governo federale che, in questo momento, sembra intenzionato a mantenere regolamenti meno rigidi per favorire la crescita del settore.
La situazione appare perciò essere in evoluzione, bittrex ha ostentato nel suo comunicato una grande sicurezza, che difficilmente si può immaginare essere un bluff; la cosa andrà sicuramente avanti e avremo modo di aggiornarvi ulteriormente nei prossimi giorni, per adesso non c’è altro da aggiungere a quanto sin qui illustrato.
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