Un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Prato, diretta dal Procuratore capo dottor Luca Tescaroli, ha portato alla scoperta di una sofisticata organizzazione criminale dedita al riciclaggio di denaro. La struttura bancaria illegale aveva sede nel centro della città, precisamente in via Respighi, e rappresentava una vera e propria centrale operativa per attività illecite su scala internazionale.
L’organizzazione si caratterizzava per l’utilizzo di tecnologie avanzate e metodi di falsificazione documentale di alto livello. Gli investigatori hanno scoperto che il gruppo criminale produceva carte d’identità elettroniche contraffatte valide per l’espatrio, oltre a numerosi altri documenti falsi, utilizzando le criptovalute come principale strumento per il riciclaggio di capitali illeciti.
Sequestri milionari in criptovalute
Il blitz delle forze dell’ordine, scattato in seguito a un decreto di perquisizione e sequestro, ha portato al rinvenimento di materiale informatico e documentale di straordinario rilievo investigativo. L’elemento più significativo è emerso dall’analisi di uno dei quattro telefoni in possesso di Cheng Bangjie, cittadino cinese di 45 anni considerato figura centrale dell’organizzazione.
Sul dispositivo sono stati individuati due software wallet Token Pocket con movimentazioni milionarie di criptovalute Stable Coin Usdt_Trx. I numeri sono impressionanti: sul primo indirizzo, nel periodo compreso tra il 5 aprile e il 26 luglio, sono stati movimentati quasi 10,8 milioni di Usdr, equivalenti a oltre 9 milioni di euro. La provenienza dei fondi risulta particolarmente significativa, con oltre il 90% derivante da servizi di exchange.
Collegamenti internazionali con la Cambogia
Le indagini hanno rivelato collegamenti diretti con una piattaforma cambogiana già sotto i riflettori delle autorità internazionali. I fondi in uscita dal primo wallet risultano infatti inviati a questa piattaforma con sede in Cambogia, già segnalata dalla FinCeb – l’unità antiriciclaggio del Dipartimento del Tesoro statunitense – come centro operativo specializzato in attività di money laundering.
Il secondo indirizzo monitorato ha registrato, tra il 15 e il 26 luglio, l’ingresso di oltre 369mila Usdt, pari a oltre 320mila euro. Anche in questo caso, la maggior parte dei fondi proveniva da exchange, mentre le uscite erano principalmente dirette verso wallet privati dove i capitali risultano tuttora custoditi.
Il materiale sequestrato e le attrezzature per la falsificazione
Durante le operazioni di perquisizione, gli investigatori hanno sequestrato un arsenale completo per la falsificazione documentale. Oltre alle criptovalute per un valore di 117mila euro detenute materialmente da Cheng Bangjie e dai suoi complici, sono stati rinvenuti 15mila euro in contanti, di cui 4mila direttamente in possesso del 45enne e 11mila in possesso di un altro cittadino cinese che lo accompagnava.
Particolarmente significativo il sequestro delle attrezzature per la contraffazione: due stampanti professionali, due laminatori, numerose tessere bianche dotate di microchip e banda magnetica specificamente progettate per la falsificazione di documenti ufficiali, oltre a pellicole ologrammate utilizzate per rendere più credibili i documenti contraffatti.
Indagini in corso su scala internazionale
L’operazione ha visto la collaborazione di diversi organismi specializzati: il Nucleo operativo antifalsificazioni e la sezione criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione di Roma, il Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Prato e il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Prato.
L’inchiesta prosegue con l’obiettivo di far luce sull’intera rete criminale internazionale, mappando i canali di riciclaggio utilizzati e identificando eventuali collegamenti con organizzazioni operanti oltre i confini nazionali. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire completamente la struttura dell’organizzazione e i suoi rapporti con i circuiti criminali internazionali.
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