Ha suscitato un certo clamore l’analisi realizzata da Bitwise che denuncia come il 95% dei volumi di trading bitcoin sia in realtà sostanzialmente falso; nonostante la stessa società abbia poi tenuto a precisare che questi volumi gonfiati non influiscono concretamente sui prezzi la cosa non poteva passare inosservata. Ripple, che negli ultimi tempi sta dimostrando di essere molto attenta alla strategia comunicativa, ha subito colto al balzo l’occasione per promettere di adottare misure specifiche che consentano di fornire report trimestrali pienamente trasparenti e attendibili sui volumi di scambio di XRP. Anche a seguito di questa decisione l’azienda tiene a precisare che gli investitori noteranno una netta riduzione nei volumi scambiati da XRP, il che non dovrebbe significare che ci sia una concreta riduzione dei volumi ma solo che il sistema per tracciarli è diventato più accurato.
Report più accurati da Ripple
Come noto, ce ne siamo occupati su questo sito alcuni giorni fa, sulla questione dei volumi gonfiati è intervenuto anche il sito di riferimento del settore, coinmarketcap, che misura proprio la capitalizzazione di mercato delle criptovalute e dei token quotati sui vari scambi; già ad inizio di maggio coinmarketcap aveva annunciato il progetto Data Accountability & Transparency Alliance che punta proprio a migliorare l’accuratezza della reportistica che gli investitori usano per orientare le proprie scelte, una mossa che segue quella di escludere alcuni scambi dagli algoritmi che generano la reportistica qualora quelle piattaforme non dovessero fornire dati accurati sui volumi. La sensazione, in definitiva, è che la mancata accuratezza dei dati nella generazione dei report abbia portato a sovrastimare la capitalizzazione del mercato, il che non avrebbe influito sui prezzi ma può aver contribuito ad orientare le scelte e le valutazioni degli investitori.
Resta da definire, a mio parere, se il modo in cui viene valutata la capitalizzazione dei vari progetti sia, oltre che accurato, utile per definire la bontà dei progetti stessi; una moneta di medio/alto marketcap, in altre parole, non necessariamente ha alle spalle un progetto più solido o semplicemente migliore di una moneta a bassa capitalizzazione. Basti pensare, ad esempio, che tra le cripto a più alta capitalizzazione abbiamo anche progetti che non hanno un concreto caso d’uso alle spalle, o che risultano essere sostanzialmente dei cloni di bitcoin, mentre altre monete, come ad esempio BAT, che invece hanno alle spalle un prodotto reale, già usato da milioni di utenti nel mondo, presentano invece una bassa capitalizzazione e finiscono sistematicamente snobbate da molti investito.
Restando all’esempio di BAT è paradossale come questa moneta si piazzi appena ventisettesima tra quelle a maggior capitalizzazione, mentre una moneta come BSV, bollata da larga parte della comunità come uno scam, si piazzi addirittura ottava. Il modo in cui viene monitorato il mercato delle cripto, per concludere, appare quanto meno inadeguato e il fatto che alcuni dei principali protagonisti (tra cui appunto la stessa coinmarketcap) ne abbiano preso atto rappresenta un segnale sicuramente positivo, almeno in un’ottica di lungo termine, perché in un’ottica di breve periodo questo potrebbe finire col ridimensionare in maniera importante le aspettative che sino ad oggi gli investitori hanno coltivato.
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