Chi segue il mondo delle criptovalute assiduamente sa che questa polemica esplode con una certa regolarità; tutto nasce dalla denuncia di un investitore, Bradley Sostack, il quale ha citato in giudizio Ripple sostenendo che XRP sia a tutti gli effetti un’obbligazione e che quindi l’azienda avrebbe violato la legge statunitense che regola il settore. A questa prima denuncia, comprensibilmente, se ne sono associate delle altre, tra cui quelle di un paio di massimalisti bitcoin; come chiunque può immaginare, infatti, a fronte della possibilità di vedersi riconosciuti un cospicuo risarcimento in tanti si sono catapultati a fare causa come tante mosche intorno al miele (diciamo così), per non parlare dell’interesse dei massimalisti ad affossare quella che rimane la cripto più odiata dalla comunità.
Ripple truffa gli investitori?
La cosa, rappresenta, a mio parere, un grande errore strategico da parte di larga parte del mondo dei bitcoiners che dovrebbe invece sforzarsi di comprendere che, al netto delle antipatie, Ripple in questo momento andrebbe difesa da accuse che paiono, nella migliore delle ipotesi, pretestuose se non addirittura semplicemente folli. La linea seguita dai querelanti è che Ripple si sarebbe spesa per far credere agli investitori che i suoi risultati aziendali avrebbero influito sul prezzo di XRP, come se la moneta fosse una sorta di obbligazione o di azione di Ripple; per capire quanto tutto questo sia folle dobbiamo partire necessariamente da quella che è la definizione di obbligazione. Apriamo quindi la nostra fedelissima wikipedia, cerchiamo il termine “obbligazione” e scopriamo che:
“L’obbligazione in ambito finanziario è un titolo di debito, emesso da società o enti pubblici, che attribuisce al suo possessore, alla scadenza, il diritto al rimborso del capitale prestato all’emittente più un interesse su tale somma”
Bastano quindi queste poche righe per capire per quale motivo XRP non possa essere equiparabile a un’obbligazione; intanto Ripple con l’emissione di questa moneta non contrae alcun debito, ne tanto meno l’azienda ha mai preso impegni di sorta relativamente al fatto che avrebbe ricomprato le monete emesse. Altro particolare non da poco è che l’acquisto di XRP non ha una scadenza, non ha un orizzonte temporale, non genera alcun rendimento ne è ipotizzabile che uno qualunque dei trader che è acquistato questa criptovaluta fosse convinto di ricavarne una qualche forma di rendimento. Questa storia, sinceramente, con gli ultimi sviluppi, ha travalicato i confini del ridicolo; i querelanti, infatti, a riprova del legame tra Ripple e XRP (che per altro nessuno ha mai messo in discussione) hanno portato in tribunale i tweet del CEO e del CTO dell’azienda in cui i dirigenti rimarcavano gli sforzi di Ripple per sostenere il prezzo di XRP. Fermiamoci un attimo a riflettere non solo su quanto questo non abbia alcun senso ma anche sulle implicazioni negative che questa linea di pensiero avrebbe sull’intero ecosistema delle cripto se dovesse essere accettata come valida; prendiamo una moneta che, a differenza di XRP, è realmente decentralizzata, Litecoin.
Ora, cosa pensate che succederebbe al prezzo di LTC se domani mattina Charlee Lee venisse arrestato per un reato del tipo associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio internazionale di denaro? Ovviamente il prezzo di litecoin precipiterebbe, il mercato reagirebbe alla notizia con pesanti vendite, questo perché il legame tra la litecoin foundation (presieduta appunto da Charlee Lee) e LTC è chiaro e noto a tutti; questo significa allora che anche litecoin è una obbligazione? Ovviamente no. E’ naturale che tutte le cripto del mercato abbiano un legame con le aziende o le entità che le hanno emesse (dietro molte cripto decentralizzate ci sono fondazioni senza scopo di lucro), ma questo non le qualifica in alcun modo come obbligazioni.
In questi giorni numerosi massimalisti bitcoin, cito solo Tone Vays, hanno approfittato del fatto che la causa contro Ripple sia tornata sotto i riflettori per spargere un po’ di FUD sostenendo che la SEC si appresta a calare il pugno di ferro sul progetto, dimostrando per l’ennesima volta la miopia e l’assoluta incapacità (tipica di larga parte dei massimalisti bitcoin) di comprendere quali sono le necessità dell’industria in questo momento. Come detto, infatti, se passasse il concetto che XRP è un’obbligazione, soprattutto in un paese come gli USA che ha un ordinamento basato sulla common law in cui i precedenti fanno giurisprudenza, provocherebbe una serie di effetti a catena che coinvolgerebbero tutto il mercato; pensare che bitcoin possa uscire indenne da un contesto di questo tipo è sinonimo di enorme imbecillità.
Al netto delle antipatie, legittime, che si possono avere verso Ripple qui la questione non è difendere Ripple ma difendere tutto l’ecosistema delle cripto dal rischio che si impongano interpretazioni sconclusionate e prive di ogni fondamento che danneggerebbero inevitabilmente l’intero comparto; purtroppo per noi tutti i massimalisti bitcoin sembrano essere refrattari a questo semplicissimo concetto, dimostrando così, nonostante molti di loro siano in questo mercato sin dalla sua nascita o giù di li, una incompetenza francamente deprimente. Negli ultimi mesi, a dirla tutta, molti dei punti di riferimento della comunità stanno dimostrando di non essere poi così esperti, informati e preparati come pensavamo; questa gente, forse, capisce come funziona una blockchain, ma capisce poco o nulla di economia, di diritto e di politica.
Come scrivo ormai da mesi per muoversi in questo mondo servono competenze orizzontali, non basta comprendere come funziona una cripto da un punto di vista strettamente tecnico, non basta essere un grande analista finanziario, qui servono basi solide che vanno dall’informatica all’economia, passando per le scienze sociali e quelle politiche; le persone che hanno questo tipo di competenze sono decisamente poche e molti di quelli che sono stati elevati allo status di crypto-guru saranno magari capaci di leggere il codice, saranno dei grandissimi trader, ma ogni volta che aprono bocca dimostrano le loro lacune su temi quali economia, politica e diritto che in questo mercato sono estremamente rilevanti e lo diverranno sempre più nei prossimi anni. Come ho scritto spesso, quindi, il massimalismo bitcoin è una piaga e, come tutte le forme di fondamentalismo, espressione di ottusità e scarsa intelligenza.
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