Nuovo record per l’hashrate di bitcoin, e il prezzo torna sopra i 10000$

Per tutta l’estate 2019 bitcoin ha continuato a segnare record su record per quanto riguarda l’hashrate che ha continuato a salire raggiungendo continuamente nuovi massimi storici; nella settimana appena trascorsa la potenza di calcolo espressa dalla rete è di nuovo aumentata, con un incremento del 25%, segnando il 3 settembre un nuovo record storico.

bitcoin da satellite

Nuovo record per i Bitcoin

Evitiamo di infilarci nella polemica del rapporto tra prezzo ed hashrate anche perché, come abbiamo già spiegato in innumerevoli post, è un po’ come provare a stabilire se sia nato prima l’uovo o la gallina; in altre parole non è possibile stabilire con certezza se sia il prezzo a seguire l’hashrate (se cioè i trader usano questa metrica come segnale di acquisto) o se al contrario sia l’hashrate a seguire il prezzo di bitcoin (il che implicherebbe che il numero di miners che minano BTC aumenta al crescere del prezzo), di conseguenza entrare in questa discussione equivale a sposare un approccio fideistico alla questione, non è che si possa dimostrare una delle due ipotesi, semplicemente ci si crede. E’ anche sbagliato, a dire il vero, come sostengono in molti e come forse abbiamo sostenuto anche noi di ValuteVirtuali (sbagliando chiaramente a conformarci all’opinione della massa) che l’aumento dell’hashrate metta in sicurezza la rete e sia il segnale di una maggiore decentralizzazione; per poter affermare questo bisognerebbe fare uno studio sulla struttura della rete, cosa che raramente chi esprime certe opinioni si è premurato di fare.

Tento di essere più chiaro e di fare degli esempi di modo da riuscire a capirci; immaginiamo che sulla rete ci siano 100 nodi attivi che esprimono una potenza di calcolo pari a 10 h/s ed immaginiamo che per effetto degli investimenti di uno solo di questi 100 nodi l’hash rate aumenti di 10 volte la sua potenza. La rete così risulta più sicura? Chiaramente no, perché il 90% della potenza di calcolo va a concentrarsi nelle mani di un singolo nodo. Chiaramente ho fatto un esempio estremo per rendere facilmente comprensibile a chiunque cosa intendessi dire, la rete bitcoin conta molto più che soli 100 nodi, ma spero comunque di aver chiarito la questione. Dobbiamo sempre ricordarci che bitcoin si fonda sulla complessità e che dobbiamo sempre misurarci con la complessità quando ci confrontiamo col mondo delle cripto; ultimamente mi pare si stia sviluppando la tendenza a ripetere concetti che sono diventati sostanzialmente dei luoghi comuni, si tende a farlo in maniera acritica e, sinceramente, io stesso sono stato vittima di questa dinamica in diverse occasioni.

Affermare che il fatto che l’hashrate aumenti implichi necessariamente una maggiore sicurezza della rete e una maggiore decentralizzazione è di per se un falso; intendiamoci, non è che si possa affermare nemmeno il contrario, dipende dai fattori che hanno favorito l’aumento dell’hashrate, che andrebbero sempre indagati prima di fare certe affermazioni. Ora, mi sarei preso la briga di andare a fare un controllo e quello di cui mi sono reso conto è che il numero di nodi attivi in questi mesi non è aumentato ma diminuito; in particolare la diminuzione dei nodi attivi, come potete vedere da qui è iniziata a partire da giugno passando dai circa 10mila nodi agli attuali circa 8700 nodi attivi.

Intendiamoci, nulla di particolarmente grave o che debba indurci a metterci una tunica e a vagare per le strade gridando che l’apocalisse è vicina, ma chiaramente va inteso come uno sfondone ciò che stanno riportando tutti i siti di settore e cioè che l’aumento dell’hashrate produce una maggiore sicurezza nella rete dal momento che, come dimostra il calo (comunque vicino al 20%) dei nodi attivi, in realtà questa maggiore potenza di calcolo va a concentrarsi (con ogni probabilità, perché per affermarlo con certezza andrebbe fatto uno studio approfondito) nelle mani di pochi grandi operatori. Attenzione quindi perché l’aumento della potenza di calcolo può anche facilmente coincidere con una tendenza della rete a centralizzarsi e questo implica, inevitabilmente, una minore sicurezza e non il contrario (come invece stanno affermando certi siti).

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