Mining bitcoin: l’Iran rilascia oltre mille licenze per operare legalmente nel paese

Chi segue il mondo delle criptovalute da abbastanza tempo ricorderà che c’è stato un tempo in cui le notizie di un imminente ban delle criptovalute in Iran erano all’ordine del giorno; in questo caso specifico, però, non si trattava di semplice FUD, effettivamente il paese ha valutato lungamente di imporre un divieto generalizzato alla circolazione delle monete crittografate. Più di recente, però, con l’acuirsi delle tensioni internazionali, l’Iran si è reso conto che bitcoin, oltre ad essere molte altre cose, è anche un ottimo modo per eludere le sanzioni imposte dagli USA; di conseguenza, ad Agosto 2019, si è capito che l’aria stava cambiando quando l’Iran ha regolamentato l’industria mineraria. E’ notizia di oggi, riportata dall’agenzia di stampa locale Financial Tribune, che il ministero dell’industria è già arrivato a rilasciare oltre mille licenze che consentono ad altrettante mining farm di svolgere la loro attività in maniera assolutamente legale nel paese. Questo è particolarmente interessante proprio alla luce dell’evoluzione che il settore ha avuto, l’Iran, infatti, è da sempre uno dei paesi migliori al mondo in cui svolgere un’attività mineraria, grazie al basso costo dell’elettricità; questo, però, ha generato tutta una serie di problemi perché per molto tempo il mining di criptovalute è stato portato avanti in maniera abusiva, intendendo con questo non solo che tale attività avveniva senza che vi fosse un adeguamento ai dispositivi di legge vigente ma che l’elettricità necessaria a minare veniva bellamente rubata.

Quello dei furti di elettricità da usare nel mining è un problema che sta diventando sempre più diffuso e, come per tante altre cose, il modo migliore di affrontarlo e regolamentare l’attività estrattiva, in questo modo si consente a chi opera nel settore di mettersi perfettamente in regola; se, infatti, l’attività è regolamentata i minatori sono incentivati ad abbandonare pratiche illegali (come i furti di elettricità) perché operare legalmente è semplicemente più vantaggioso. Esattamente questo dimostra il caso iraniano e sembra che, finalmente, anche le autorità se ne siano rese conto; oltre questo i benefici del settore per l’economia del paese sono tutt’altro che trascurabili, come recentemente ha avuto modo di ammettere Amir Hossein Saeedi Naeini, un alto funzionario dell’ ICT Guild (principale organizzazione del paese che rappresenta le aziende private che operano nel settore dell’information tecnology), il quale nel corso di un’intervista ha dichiarato che:

I nostri studi dimostrano che l’industria delle criptovalute ha il potenziale per aggiungere un peso pari a 8,5mld di dollari nella nostra economia; tuttavia le tariffe elettriche elevate e le rigide normative hanno reso il settore meno appetibile per i piccoli investitori. “

Il governo, infatti, rende disponibile l’elettricità a prezzi calmierati per famiglie e imprese, mentre vende alle mining farm a prezzi da esportazione; nonostante questo, come detto, da agosto ad oggi ha già rilasciato più di mille licenze per operare nel settore minerario, il che significa che nonostante l’elettricità costi di più minare criptovalute rimane comunque un’attività profittevole in Iran. Naeini si è detto però convinto che il governo dovrebbe ritornare su questa decisione perché gli elevati costi dell’elettricità fanno si che solo chi dispone di grandi capitali possa operare nel settore minerario, mentre rendendo meno oneroso il mining si potrebbe permettere di operare nel settore anche ai cittadini comuni, rendendo sostenibile l’attività anche per i piccoli minatori, con benefici sistemici per tutta l’economia del paese

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