Nel panorama delle criptovalute stabili, conosciute come stablecoin, due nomi dominano la scena: Tether (USDT) e USD Coin (USDC). Entrambe sono ancorate al valore del dollaro statunitense con un rapporto di 1:1, pensate per mantenere un prezzo stabile indipendentemente dalle oscillazioni tipiche del mercato crypto. Tuttavia, dietro questa apparente somiglianza si nascondono differenze significative che possono influenzare la scelta dell’investitore.
Utilizzi e liquidità delle stablecoin
Tether è la stablecoin più longeva, lanciata nel 2014, ed è ancora oggi la più utilizzata a livello globale. Con una capitalizzazione di mercato superiore ai 170 miliardi di dollari, supera di gran lunga USDC, che si attesta intorno ai 74 miliardi. Questo si riflette direttamente sulla liquidità: USDT è accettata praticamente su tutti gli exchange e viene scambiata molto più spesso rispetto a USDC.
Per i trader ad alta frequenza, che necessitano di spostarsi rapidamente tra diverse coppie di criptovalute, questa è una caratteristica cruciale. USDT offre un accesso più ampio e rapido, riducendo il rischio di rimanere bloccati in operazioni poco liquide. Tuttavia, per chi preferisce un approccio di lungo periodo o usa le stablecoin come riserva di valore, la maggiore liquidità di Tether non rappresenta necessariamente un vantaggio decisivo.
Inoltre, entrambe le stablecoin possono essere utilizzate per generare rendimenti passivi, tramite prestiti su exchange centralizzati o protocolli DeFi. Spesso USDT garantisce interessi leggermente più alti, ma questa caratteristica è legata anche a un rischio percepito maggiore rispetto a USDC.
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Trasparenza e regolamentazione: il punto critico
Il vero spartiacque tra USDT e USDC riguarda la trasparenza delle riserve e la fiducia regolamentare. Tether, nel corso degli anni, è stata spesso criticata per i suoi bilanci poco chiari e per l’uso di strumenti rischiosi a garanzia della parità col dollaro. In passato, USDT è stato supportato non solo da contanti e titoli di Stato a breve termine, ma anche da commercial paper, materie prime e perfino altre criptovalute. Questa strategia ha esposto gli investitori al pericolo di perdita del peg, come accaduto nel 2018, quando il valore di Tether è sceso sotto 0,90 dollari.
USDC, invece, ha sempre puntato sulla trasparenza. L’emittente Circle pubblica rapporti mensili certificati, mostrando in dettaglio la composizione delle riserve, costituite principalmente da dollari e titoli del Tesoro USA a breve scadenza. Anche se nel 2023 USDC ha subito una temporanea perdita di ancoraggio durante la crisi della Silicon Valley Bank, la stabilità è stata rapidamente ripristinata.
Un ulteriore elemento di fiducia è che Circle è quotata alla Borsa di New York, sottoposta quindi a standard elevati di controllo e vigilanza. Al contrario, Tether è gestita da una società con sede nelle Isole Vergini Britanniche, con una struttura societaria meno trasparente e legami complessi con Hong Kong e Taiwan.
Quale stablecoin scegliere oggi
In sintesi, Tether (USDT) rimane la scelta ideale per chi privilegia liquidità e velocità operativa, mentre USD Coin (USDC) rappresenta l’opzione più sicura per chi cerca trasparenza, affidabilità regolamentare e stabilità nel lungo periodo.
Va ricordato che le stablecoin non vanno considerate veri e propri investimenti di crescita, ma piuttosto strumenti di stabilizzazione del portafoglio o di transito per operazioni in criptovalute. Tuttavia, con l’approvazione di nuove normative come il Genius Act, il settore sta cambiando rapidamente. Tether, ad esempio, ha già annunciato il lancio di un nuovo token conforme agli standard statunitensi, segno che la competizione tra stablecoin è destinata a intensificarsi.
Al momento, però, se l’obiettivo è la sicurezza e la fiducia a lungo termine, la scelta più prudente sembra essere USDC, mentre chi privilegia la rapidità di scambio può ancora puntare su USDT.
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