Ce ne siamo già occupati in diverse occasione, segnalando come la blockchain sia una tecnologia estremamente utile per tutelare sia i consumatori che la filiera agroalimentare in italia; con questa tecnologia si può consentire agli utenti di assicurarsi che i prodotti che acquistano non siano contraffatti e si può persino tracciare la filiera per renderla più trasparente (non che sia facile, per carità, ma è possibile). In questi giorni è di scena Vinitaly, il Salone Internazionale del vino, che si tiene a Verona dal 1967 e che chiuderà l’edizione di quest’anno nella giornata di domani; durante questo evento, che attirà tantissimi visitatori da tutto il mondo, il CEO di luxochain ha avuto modo di presentare (anche con una conferenza stampa) la sua nuova creatura basata su blockchain e ne ha illustrato il funzionamento.
Luxochain annuncia il suo progetto blockchain
Davide Balli ha infatti spiegato che:
“Ogni produttore archivia per mezzo di un lettore le informazioni relative al prodotto, le quali vengono poi registrate all’interno di un token univoco, non fungibile, conservato nel portafoglio Luxochain. All’atto della vendita del bene anche il token passa di mano, entrando in possesso del consumatore finale, come una sorta di certificato di proprietà del bene digitale; ovviamente l’uso della blockchain serve a garantire che le informazioni archiviate nel token non siano in alcun modo modificabili da nessuno se non dall’effettivo proprietario del prodotto. In questo modo non solo si tutelano i produttori dalle contraffazioni ma si da la possibilità ai consumatori di tutelarsi in caso di furto del prodotto e si contrasta la pratica del refilling”.
Il refilling, per chi non lo sapesse, è una frode che consiste nel riempire bottiglie di marca con vino scadente, vendendole poi ai consumatori ignari al prezzo del prodotto originale. Si tratta di un progetto molto importante a mio parere, il nostro paese, infatti, perde circa 160mln di euro l’anno a causa della contraffazione e questo solo per quanto riguarda i mercati dei vini. Tutelare i produttori dalle contraffazioni permetterebbe loro di aumentare i profitti (con conseguenti maggiori incassi per l’erario), e di investire di più nel loro prodotto, con benefici anche di carattere occupazionale per il nostro paese. Insomma, il caso Luxochain dimostra ancora una volta come la blockchain sia estremamente rilevante per il nostro paese e come i vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni non stiano facendo abbastanza per promuovere questa tecnologia e il cambiamento che potrebbe provocare nella nostra società se diventasse d’uso comune. Una questione che va ben oltre le sterili polemiche sulla validità o meno delle criptovalute come mezzo di pagamento e che dimostra una cosa che io sostengo da tempo e cioè che sia stato un errore definirle “criptovalute” perchè questo restituisce al grande pubblico l’idea che si tratti di una tecnologia che afferisce strettamente al denaro, impedendo alla massa di comprendere la reale portata della tecnologia blockchain.
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