Le criptovalute sono sicure? I volumi di ricerca su google mostrano che gli italiani sono ossessionati dalle truffe su bitcoin

Basta fare una veloce analisi con google trend e si intuisce subito che non solo gli italiani hanno una gran paura di finire truffati qualora si avvicinassero a questo mondo ma sono addirittura ossessionati dalle truffe su bitcoin; tra le prime 25 query correlate alla chiave “bitcoin” nel nostro paese nelle prime posizioni troviamo la criptovaluta associata a nomi di personaggi famosi (da Jovanotti a Marco Baldini), chiaramente riconducibili a contenuti pubblicitari molto diffusi nel nostro paese, del tipo “Briatore è diventato ancora più ricco grazie a bitcoin” che hanno una natura assolutamente truffaldina.

Bitcoin sotto quota 30.000 dollari

Le criptovalute sono sicure?

Subito dopo notiamo chiavi come “bitcoin revolution” (che con bitcoin c’entra meno di zero) o altre chiavi ancora più marcatamente riconducibili a tentativi di raggiro come, ad esempio, “mail truffa bitcoin” o “ricatto bitcoin mail” e addirittura troviamo la nostra amatissima criptovaluta associata al nome di alcune grandi società finanziarie (che non mi sembra qui il caso di nominare).

Chi opera nel settore e il settore lo conosce probabilmente di tutte queste cose non ha mai sentito parlare, io ad esempio non ho mai ricevuto mail o contatti via social in cui qualcuno tentava di rifilarmi qualche investimento truffa, ma tutti quelli che conosco mi segnalano di essere letteralmente bombardati da questo genere di messaggi truffa; probabilmente il motivo è che certa gente sceglie accuratamente le proprie vittime e chi opera nel settore non è un bersaglio ideale per queste persone. Ora, al netto del fatto che occorre comunque prendere le misure a questo problema e che l’esistenza di così tanti truffatori nel nostro paese che tentano di usare bitcoin per infilare le mani in tasca delle persone rimane un fatto, tentiamo di fare almeno un po’ di chiarezza; avvicinarsi a questo mondo senza studiarlo e senza preoccuparsi di comprenderlo è un suicidio, si finisce con l’essere facili prede di ogni furbone a spasso sul web.

Al contempo se prima di fare qualunque mossa ci si mette a studiare e si capisce cosa si sta facendo è possibile muoversi in perfetta sicurezza nel panorama, comunque ancora caotico, delle criptovalute. Anche ammesso che non si tratti della più classica delle bufale, ad esempio, un vip che fa pubblicità a un progetto non è una buona ragione per investire su quel progetto; non dovrebbe neanche esserci bisogno di dirlo. Dovrebbe anzi essere deprimente per tutti noi italiani il fatto che un truffatore pensi che basti citare il “briatore” di turno per attirare frotte di polli da spennare; è proprio il modo in cui tali tentativi di truffa vengono orchestrati a dimostrare come il livello culturale degli italiani sia precipitato e questo è un problema che va ben oltre il mondo delle criptovalute e tocca ogni aspetto della nostra società.

La stessa persona che, magari anche a causa di un pregiudizio (in questo caso salvifico), dovesse riuscire a non abboccare all’amo della truffa su bitcoin abboccherà alla finta telefonata della banca in cui gli chiedono le credenziali di accesso al homebanking per non meglio precisati controlli. Il problema non è il mezzo che viene usato per truffare le persone ma l’enorme facilità che un malintenzionato trova nel truffarle; detto questo equiparare le criptovalute a delle truffe solo perché c’è qualcuno che le usa con tali scopi equivarrebbe ad affermare che è meglio non avere un conto in banca per non rischiare di vedersi clonata la carta o, sempre per fare un esempio, che è meglio non chiedere consiglio in banca per non rischiare che gli impiegati stessi tentino di truffarti rifilandoti diamanti a prezzi superiori di quelli del mercato o titoli tossici.

L’unico modo di difendere le persone dalle truffe, da ogni tipo di truffa, non è chiudere le porte ad interi segmenti economici del paese, altrimenti finiremmo per vietare anche le auto al fine di prevenire le truffe degli specchietti; l’unico modo, dicevo, per difendere le persone dalle truffe è di fornirgli gli strumenti culturali indispensabili per saper riconoscere un tentativo di truffa, una soluzione semplice, forse persino banale, ma comunque l’unica soluzione realmente risolutiva.

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