Sono sincero, questa notizia mi ha spiazzato; a ben pensarci non ci dovrebbe essere motivo, del resto abbiamo parlato spesso dei vantaggi dell’applicazione della tecnologia blockchain nel settore della logistica, eppure questa proprio non me l’aspettavo. Andiamo con ordine però, onde evitare di fare confusione; con un comunicato stampa diffuso nella giornata di ieri (11 giugno) il servizio postale austriaco ha comunicato di aver emesso una serie di francobolli da collezione che hanno una caratteristica unica, sono stati infatti autenticati utilizzando la blockchain ethereum.
Primi francobolli blockchain
La serie è stata prodotta in numero limitato, solo 150mila pezzi, ed è unica nel suo genere, non ci sono casi precedenti di francobolli del genere emessi in nessuna altra parte del mondo; c’è da giurare, quindi, che siano andati a ruba tra i collezionisti. Ogni francobollo, distribuito al prezzo di 6.9€ al pezzo, è composto da due parti; il lato sinistro, che presenta l’immagine di un unicorno stilizzato (che rimanda appunto alla blockchain ethereum) è la parte che viene timbrata nel momento in cui il francobollo viene usato per inviare della posta, mentre la parte destra contiene le credenziali usate per autentificare il francobollo sulla blockchain ethereum (informazioni che sono riprodotte attraverso un qrcode). Ho seri dubbi che questi francobolli verranno usati per inviare effettivamente della posta, penso invece che andranno a ruba tra i collezionisti; facendo un rapido conto emettere questi francobolli permetterà allo stato di raccogliere poco più di 1mln di euro a cui non corrisponderà alcun servizio, dal momento che con ogni probabilità ognuno di questi pezzi finirà chiuso nel cassetto di qualche collezionista.
Anche se si tratta di una cifra modesta penso che sia una dimostrazione intelligente di come uno stato possa finanziarsi attraverso la tecnologia blockchain senza emettere debito e a costo praticamente zero. Con un po’ di fantasia, quindi, appare evidente che le criptovalute sono una grande occasione per gli stati di incassare denaro da finalizzare in progetti di vario tipo spostando la spesa sulle spalle dei privati; non è questo il caso ma proviamo a immaginare che lo stato austriaco decidesse di destinare quel milione di euro a una call per finanziare l’avvio di due startup nel paese con una donazione da mezzo milione, vi pare una cattiva idea? Le possibili applicazioni di questa tecnologia sono infinite, molte non sono state ancora nemmeno immaginate e aprono scenari molto interessanti per gli stessi stati, tanto più in un periodo di crisi come quello attuale.
Occorrerebbe, per concludere, che la politica si decidesse una buona volta a vedere le opportunità che l’industria blockchain offre evitando di concentrarsi sempre e solo su criticità e pericoli potenziali; molti osservatori evidenziano che siamo alle soglie di una nuova recessione globale che, probabilmente, farà apparire la crisi del 2008 una passeggiata di salute. E’ quindi quanto mai necessario che i governi usino un po’ di fantasia e si decidano finalmente a sfruttare le opportunità espresse da una tecnologia, quella blockchain, che è ancora ad oggi, dopo 11 anni di vita, ampiamente sottoutilizzata.
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