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I BRICS sanno valutando blockchain e criptovalute per gestire gli scambi internazionali e ridurre la dipendenza dal dollaro

I BRICS (acoronimo che identifica Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono recentemente incontrati per discutere la possibilità di sviluppare insieme un nuovo sistema di pagamento capace di facilitare gli scambi e ridurre l’ingerenza statunitense sui regolamenti finanziari internazionali, oltre che, chiaramente, ridurre la dipendenza delle nuove economie emergenti dal dollaro americano. A riferirlo è la RBC russa, con un articolo che ha subito suscitato l’interesse dei maggiori siti di news, non solo di quelli che si occupano di criptovalute ma anche di quelli che si occupano di finanza ed economia; l’ufficialità è arrivata invece a seguito delle dichiarazioni di Kirill Dmitriev, direttore generale del Russian Direct Investment Fund (RDIF) che, secondo quanto si apprende, dovrebbe occuparsi di sviluppare il nuovo sistema di pagamento. Nikita Kulikov, membro del consiglio di esperti della Duma di Stato, ha comunque precisato a RBC che la soluzione attualmente allo studio non è una vera e propria criptovaluta ma una semplice piattaforma di pagamento tesa a semplificare le relazioni commerciali tra i paesi aderenti; più che una criptovaluta, quindi, siamo di fronte alla possibilità che i BRICS decidano di dotarsi di un piattaforma blockchain attraverso la quale gestire il flusso di documenti che caratterizzano determinati tipi di transazioni.

Una piattaforma del genere permetterebbe di ridurre l’enorme quantitativo di documenti, fino ad oggi preparati e distribuiti manualmente, riducendo i tempi necessari alla gestione di una transazione commerciale e consentendo una visione in tempo reale degli accordi sottoscritti che, ovviamente, sarebbero visibili a tutti migliorando così anche la trasparenza del sistema e aumentando la fiducia tra partner commerciali. Tutto questo funzionerebbe senza che a monte vi sia una cripto nativa, la nuova piattaforma continuerebbe ad usare le valute fiat dei vari paesi per gestire le transazioni ed avrebbe comunque un impatto, ad oggi non facile da misurare, nel ridurre la dipendenza dei rispettivi paesi dal dollaro americano. E’ lo stesso Dmitriev a confermare che i paesi del BRICS hanno già ridotto il loro ricorso al dollaro americano nei rapporti commerciali reciproci; l’uso del dollaro si sarebbe infatti ridotto di quasi la metà negli ultimi cinque anni mentre le transazioni basate sul rublo sono aumentate dal 3% al 14%. Questo dimostra ancora una volta come l’impatto delle tecnologie fintech non rappresenta un rischio sistemico per la finanza globale ma costituisce un rischio concreto solo per l’egemonia del dollaro sui mercati globali, un’egemonia che, fino ad oggi, ha prodotto anche effetti politici che, chiaramente, molti paesi non sembrano più disposti ad accettare; ci vorrà ancora tempo ma appare ormai indiscutibile che l’era del dollaro statunitense volge al termine e che presto sui mercati globali la moneta USA non verrà più considerata la valuta di riferimento. Se tutto questo avverrà a seguito della semplice implementazione della tecnologia blockchain o se invece risulterà come conseguenza dell’ascesa inarrestabile di bitcoin è ancora difficile da capire, ma appare abbastanza scontato che sempre molti più paesi decidano di sfruttare le nuove tecnologie per svincolarsi dallo strapotere americano che si fonda proprio sull’egemonia del dollaro.

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