Nel vasto panorama delle criptovalute, due nomi tornano spesso nelle discussioni tra investitori: Dogecoin e Zcash. La prima è ormai un’icona del web, nata come meme coin e diventata simbolo dell’ironia che circonda il mondo cripto; la seconda è una privacy coin con solide fondamenta tecniche, pensata per offrire transazioni completamente riservate. Entrambe hanno regalato momenti di gloria agli investitori più fortunati, ma anche lunghi periodi di incertezza. La domanda, quindi, è semplice: quale delle due ha più potenziale nel lungo periodo?
Dogecoin: da scherzo virale a prodotto finanziario regolamentato
Dogecoin ha attraversato un’evoluzione sorprendente. Nata per gioco, oggi è tra le criptovalute più riconosciute al mondo e persino oggetto di un ETF statunitense, il REX-Osprey DOJE ETF, che replica direttamente l’andamento del token. Questo strumento permette agli investitori tradizionali di acquistare Dogecoin senza occuparsi della gestione autonoma dei wallet digitali. In pratica, apre le porte del mercato tradizionale alla meme coin per eccellenza, facilitando l’afflusso di nuovi capitali istituzionali. Tuttavia, il suo valore resta strettamente legato alla popolarità e alla fiducia del mercato, più che a un reale utilizzo pratico. Senza una base di adozione concreta, anche l’ETF potrebbe rivelarsi un effetto passeggero piuttosto che un cambiamento strutturale.
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Zcash: la riservatezza come valore reale
Zcash, invece, nasce da un progetto molto più tecnico e con ambizioni più concrete. È basata sul modello di Bitcoin, con un limite massimo di 21 milioni di token e un meccanismo di ricompensa che si dimezza ogni quattro anni, rendendola progressivamente più scarsa. La sua peculiarità è la tecnologia zk-SNARK, che consente di nascondere mittente, destinatario e importo delle transazioni, offrendo un livello di privacy che Bitcoin non può garantire. Questo approccio attrae una nicchia di utenti che desiderano anonimato totale, ma allo stesso tempo espone il progetto a forti pressioni normative: le autorità finanziarie, soprattutto in Europa, stanno infatti spingendo verso regole che entro il 2027 potrebbero vietare le privacy coin presso gli intermediari regolamentati. In più, diversi exchange hanno già minacciato o attuato la rimozione di Zcash, segnale di un ambiente normativo sempre più ostile.
Dogecoin contro Zcash: due strade opposte verso il futuro
Se Dogecoin punta tutto sull’entusiasmo della community e sulla visibilità, Zcash cerca di mantenere un valore intrinseco legato alla sua utilità. Tuttavia, entrambe presentano ostacoli importanti. Dogecoin non ha un meccanismo di crescita sostenibile nel tempo, perché non genera un reale ritorno economico e vive di ondate speculative. Zcash, al contrario, possiede una struttura economica solida e una scarsità programmata, ma rischia di scontrarsi frontalmente con la normativa internazionale sul riciclaggio e la tracciabilità.
Quale scegliere nel 2025?
Guardando al medio-lungo periodo, Zcash appare una scelta più logica e fondata, grazie al suo modello economico simile a quello di Bitcoin e alla funzione di privacy che, nonostante le difficoltà regolamentari, conserva un fascino crescente in un’epoca di sorveglianza digitale. Dogecoin, pur potendo beneficiare temporaneamente di hype e strumenti finanziari come l’ETF, resta un investimento fragile e fortemente dipendente dal sentiment dei mercati.
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