Di Bitcoin non conta solo il prezzo

Secondo la gran parte degli studiosi della tecnologia Blockchain e della criptovaluta più famosa al mondo il prezzo di Bitcoin non è la cosa più importante. Forse è meglio puntualizzare che il valore di Bitcoin resta molto significativo, ma in questo periodo storico probabilmente non è ciò che conta di più. In realtà quello che acquista maggior rilievo in questo momento per Bitcoin non è il suo valore, ma il numero di persone che lo utilizzano. Il valore di mercato infatti è solo una conseguenza di tale aspetto, considerando pure che una quotazione maggiore convincerebbe nuovi individui a farne uso.

Ciononostante, esiste il problema per cui essendo il numero di persone utilizzatrici un parametro molto significativo, a tutt’oggi non è un riferimento facilmente presumibile. In effetti il calcolo degli utilizzatori di Bitcoin è una stima piuttosto rara ed aggiornamenti vengono fatti di rado. L’unico dato preciso che abbiamo a disposizione della comunità è quello del gennaio 2018, quando vi fu un picco del numero di indirizzi attivi giornalmente. Tutto questo però non ci suggerisce quante siano le persone che oggigiorno posseggano Bitcoin. In sostanza, sebbene possiamo presumere come varia nel tempo la diffusione di Bitcoin non possiamo dedurne il numero di possessori.

Consideriamo infatti che in molti utilizzano la divisa digitale come un investimento, ovvero la possiedono senza fare transazioni. D’altro canto la quotazione di Bitcoin è un valore esplicito, pubblico ed in continuo movimento, ovvero un riferimento ponderabile, condizionato dalla speculazione, che però non permette con facilità di individuare il numero dei possessori. Possiamo dunque giungere ad una prima conclusione secondo cui il numero dei possessori di Bitcoin non è un dato a disposizione e suscettibile di analisi precise. Bisogna in concreto accontentarsi del numero di indirizzi attivi nell’arco delle 24 ore e della quotazione di mercato. Con tutta probabilità, in effetti, il numero di indirizzi attivi è il parametro che più si avvicina al numero dei possessori.

Ora nonostante si pensi che il numero di possessori di BTC vari al variare del prezzo, è possibile invece che sia vero l’inverso: ovvero nel lungo termine aumentando gli utilizzatori aumenta anche il suo valore. In parole sintetiche la quotazione di mercato sarebbe, o meglio è, l’effetto della diffusione del suo utilizzo. Pertanto, sebbene la quotazione di BTC rimanga un parametro essenziale, è la quantità di individui che usano Bitcoin e che in futuro lo utilizzeranno a concretizzare il successo o il fallimento del progetto di una divisa digitale. Rimane comunque la circostanza per cui le masse rimangono ancorate ed interessate solo al prezzo. Per massa voglio intendere il cittadino medio, cioè la parte più numerosa della popolazione.

A questa categoria di persone interessa poco dell’evoluzione tecnologica fondata sulla decentralizzazione e sulla blockchian. E non gliene frega assolutamente nulla dei riflessi sociali e di politica economica che l’affermazione delle criptovalute porterebbe sul mondo intero.  A difesa del cittadino medio si può dire che queste nuove tecnologie sono spesso piuttosto ostiche da comprendere e gestire. E’ incredibile adesso quanto i progetti basati su blockchain iniziano ad essere veramente numerosi, ed il cittadino medio rischia di entrare sempre di più in confusione, non essendo talvolta in grado di capirne l’importanza e la portata innovativa.

Per questo motivo si limita a valutare l’unica cosa che è in grado di comprendere, ovvero il prezzo: la quantità di euro o di dollari che il mercato è disposto ad offrirgli se gli vende le proprie divise digitali. Il valore di mercato è fondamentale, ma in questa fase storica non è la cosa più importante. Sono gli utilizzatori effettivi di Bitcoin a contare veramente. Di conseguenza fino a che il valore di mercato rimarrà basso non possiamo aspettarci che la massa si tuffi nella speculazione e cresca significativamente l’utenza sulle piattaforme di trading. L’investitore comune tornerà ad investire in criptovalute solo qualora il prezzo di Bitcoin riprenderà a salire, coinvolgendo tutti in una rinnovata euforia.

I grossi investitori anche in questo settore potrebbero fare la differenza, ma questi ultimi non si comportano come l’operatore retail; ai cosiddetti large trader interessa solo l’aspetto speculativo, quindi l’innovazione tecnologia ed il suo impatto sulla quotazione di mercato nel breve e medio termine.

In definitiva è molto complicato avventurarsi in un’analisi predittiva e prevedere se e quando la quotazione di Bitcoin possa tornare a crescere e recuperare i livelli raggiunti sul finire del 2017, ma ciò sul lungo periodo non è affatto impossibile. Anche perché , come lo storico dei grafici ci insegna, in questo ambito i prezzi possono scendere velocemente, ma anche impennarsi assai rapidamente. Quindi, come spesso conviene in questo settore in continua evoluzione, si naviga a vista, ponendo attenzione a tutte le notizie che si susseguono tramite i mass media e la Rete, perché la rivoluzione molto probabilmente è cominciata e nessuno d’ora in poi sarà in grado di fermarla.

Di Vincenzo Augello

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