Criptovalute: le banche tedesche chiedono una stablecoin programmabile e ancorata all’euro

Nella giornata di ieri la Bankenverband (associazione di categoria che raccoglie oltre 200 tra le principali banche commerciali tedesche) ha pubblicato un documento col quale sostiene ufficialmente la necessità di emettere una criptovaluta legata all’euro, una stablecoin quindi, che sia anche programmabile (deve poter essere cioè gestita per mezzo di smart contract). Questa dichiarazione, in un certo senso perfettamente sovrapponibile a quella del presidente cinese Xi Jinping (che di recente ha ammesso che crittografia e blockchain sono due settori strategici per la crescita del paese), non deve essere presa come uno sdoganamento a tutto campo delle monete decentralizzate simili a bitcoin; la Bankenverband, infatti, ha riconosciuto che il controllo sulla leva monetaria appartiene agli stati, che l’emissione di monete alternative (anche se permissionless) minerebbe la sovranità degli stati e che, per tanto, qualunque criptovaluta privata deve essere pensata per non modificare questo stato di cose. L’idea della Bankenverband è quella di creare un euro digitale con determinate caratteristiche (stabile, sicuro, programmabile, protetto da crittografia) che non alteri in alcun modo il potere di controllo della BCE sulla leva monetaria ma che consenta al contempo di sfruttare al meglio le opportunità aperte da queste nuove tecnologie. Entrando più nello specifico nel documento si può leggere che:

L’utente di un euro digitale, sia esso uomo o macchina, deve essere chiaramente identificabile e perché questo sia possibile è necessario istituire uno standard di identità europeo o, meglio ancora, globale. Con ogni forma di moneta digitale, i clienti dovrebbero essere identificati utilizzando uno standard altrettanto rigoroso di quello che le banche devono applicare ai sensi dell’attuale quadro giuridico per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo”

Insomma, la sensazione, anche alla luce delle ultime dichiarazioni fatte da diverse istituzioni europee, è che i governi siano perfettamente consapevoli di quali siano i vantaggi di passare a un sistema in cui il classico contante è affiancato da una moneta digitale, che tendenzialmente in un arco di tempo sufficientemente lungo andrebbe a soppiantarne l’uso in maniera del tutto naturale, diffondendosi a macchia d’olio; tale sistema, però, dal punto di vista delle istituzioni, potrà essere considerato affidabile solo se innestato sul sistema attuale, per cui le banche centrali continueranno ad avere il controllo sulla leva monetaria ma, mentre oggi a fungere da intermediarie ci sono le banche, un domani avremmo una serie di piattaforme (sia pubbliche che private) che andrebbero a sostituirsi alle banche mantenendo in ogni caso l’obbligo di rispettare gli stessi standard che già oggi regolano il comparto bancario (come appunto ad esempio l’identificazione certa dei soggetti che partecipano a una transazione). Non è quindi un caso che, nello stesso documento, la Bankenverband richieda anche che le istituzioni si assicurino preventivamente di impedire che le valute private possano mai entrare in concorrenza con quelle emesse dagli stati; in questo modo le istituzioni continuerebbero a vedersi riconosciuta la propria centralità, le banche non dovrebbero far altro che investire nella propria trasformazione in piattaforme centralizzate e gli unici a subire un danno da questo sistema, come sempre, sarebbero cittadini e lavoratori. I lavoratori perché, come chiunque può capire, la trasformazione in infrastruttura blockchain dell’intermediario che funge da catena di trasmissione tra banca centrale e cittadini implicherebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro nel comparto bancario, cosa che starebbe molto bene alle banche, che potrebbero continuare ad accumulare profitti riducendo però sensibilmente i costi, starebbe anche bene ai cittadini (che avrebbero commissioni meno esose da pagare) ma di sicuro non starebbe bene a chi, a seguito di questa trasformazione, perderebbe il lavoro. Dal momento che, però, come abbiamo imparato in numerose altre diverse circostanze, la perdita di posti di lavoro a seguito dell’ascesa di una nuova tecnologia non è cosa che terrorizzi i governi più di tanto (a meno che i posti di lavoro che andrebbero persi non siano i loro, a quel punto potete aspettarvi anche una dichiarazione di guerra) c’è un altro aspetto che tiene contente banche e istituzioni ma che scontenta tutti gli altri, e cioè i cittadini che quel sistema di pagamento dovrebbe usarlo; come è facile immaginare nel momento in cui ogni transazione è registrata su blockchain e ogni persona è chiaramente identificabile nel momento in cui usa quel mezzo di pagamento, ne consegue che con questo modello ogni tipo di privacy finanziaria va a farsi benedire. Il governo di turno avrebbe dati su ogni cosa, potrebbe definire persino qual è la frutta preferita da un cittadino o quale sia il suo colore preferito; in modo molto più inquietante accedendo ai dati delle transazioni diventerebbe facile definire l’orientamento politico di un singolo individuo aggregando dati sul tipo di giornale che compra, sulle donazioni che fa e, più in generale, sul suo tenore di vita. Ci sono pochi dubbi che il futuro ci riservi qualcosa di simile, è sostanzialmente certo già oggi che un domani vivremo in un mondo in cui il contante sarà ormai un lontano ricordo, i pagamenti saranno digitali, un’app sullo smartphone avrà sostituito le carte e il governo di turno avrà pieno accesso e controllo su tutta la nostra vita sia online che offline; altrettanto certo, però, che man mano che si instaurerà un sistema di questo tipo si rafforzeranno le infrastrutture e le monete decentralizzate. Più, in altre parole, diminuirà la privacy delle transazioni più i cittadini inizieranno ad usare abitualmente bitcoin, complice anche il fatto che, ormai abituati ad usare il denaro virtuale nella vita di ogni giorno, troveranno del tutto naturale muoversi in questa direzione. Ecco spiegato perché, contrariamente a ciò che sostengono i detrattori, bitcoin è destinato a sopravvivere e a consolidarsi ulteriormente nel tempo, perché è impensabile che la nostra società rinunci ai benefici offerti da piattaforme e reti blockchain, ma è altrettanto impensabile che una volta che questi strumenti diventeranno diffusi nella nostra società non finiscano per rafforzare bitcoin.

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