Stando a quanto si apprende da CoinDesk, che ne ha scritto in un articolo pubblicato ieri, IBM ha depositato presso l’ufficio brevetti e marchi degli USA un progetto che descrive un browser sostenuto da una rete P2P; le informazioni relative alle sessioni di navigazione dell’utente, con questo sistema, verrebbero raccolte e archiviate da questa rete in base alle impostazioni scelte dall’utente.
IBM deposita un brevetto sulla blockchain
Leggendo le caratteristiche di questo browser, inevitabilmente, il pensiero vola a Brave che, sostanzialmente, funziona in maniera molto simile; non è infatti un caso che, dalla documentazione presentata per il brevetto, si evinca che IBM ha incluso un token nativo nel progetto del suo nuovo browser. Tutto questo è sicuramente interessante, non fosse altro perché dimostra sia l’interesse che le grandi aziende stanno maturando per la blockchain, sia quanto questa tecnologia sia destinata a diventare rilevante in futuro, tuttavia non penso che il browser IBM (ammesso che arrivi mai sul mercato) abbia futuro; il mercato dei browser, infatti, è già saturo e fortemente competitivo, ho seri dubbi che ci sia spazio per un nuovo player in questo settore.
Oltre ai colossi come Chrome, Firefox ed Explorer (che da soli coprono praticamente quasi tutto il mercato), vi sono poi una serie di soluzioni già disponibili e che hanno già implementato determinate funzioni nei loro prodotti; oltre al già citato Brave (che sta crescendo considerevolmente negli ultimi tempi, arrivando ad insidiare i browser più usati) anche Opera ha integrato un wallet per criptovalute col rilascio delle ultime versioni. Insomma, il mercato dei browser è troppo competitivo perché un’azienda, sia pure di enorme rilievo come IBM, possa realmente sperare di ritagliarvici un proprio spazio, tanto più se consideriamo il fatto che sono arrivati in ritardo anche per quel che riguarda l’integrazione tra browser e blockchain; occorrerà capire però se quanto presentato nel brevetto in questione possa avere possibili applicazioni per la creazione di un software che vada oltre la semplice navigazione online, magari orientato più a un’utenza business che consumer e teso a migliorare gli standard di sicurezza aziendali, cosa mi sembra, francamente, l’opzione più probabile.
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