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Criptovalute: anche la Turchia ha messo in cantiere una CBDC

Negli ultimi tempi sono sempre di più gli stati che stanno dichiarando di avere tra i loro principali obiettivi economici l’emissione di una CBDC (acronimo inglese che sta per Central Bank Digital Currency, in pratica una criptovaluta garantita dalla banca centrale); l’ultimo paese, in questa lista che diventa sempre più lunga, è la Turchia. Il 9 Luglio scorso, infatti, il governo turco ha pubblicato un documento per presentare la politica economica nel quinquennio 2019/2023 nel quale è possibile leggere che tra i piani del paese c’è quello di arrivare all’emissione di una moneta di stato basata sulla blockchain.

La Turchia mette in cantiere una CBDC

La Turchia, come molti nostri lettori ricorderanno, era già stata al centro delle attenzioni degli appassionati di criptovalute l’anno scorso, quando la speculazione contro la lira turca aveva indotto i cittadini a comprare massicciamente BTC (qui il grafico con lo storico del prezzo bitcoin) nel tentativo di proteggersi dalla svalutazione galoppante della propria valuta FIAT; il fatto che adesso la Turchia voglia emettere una CBDC può essere letto come una logica conseguenza del processo di svalutazione a cui la lira appare ancora soggetta, complice anche la pressione della speculazione internazionale. I piani turchi, poi, vanno oltre l’emissione di una cripto di stato, dal piano pubblicato martedì scorso, infatti, apprendiamo che il governo guidato da Erdogan punta sulla blokchain anche per la gestione di altri sistemi complessi, come ad esempio le operazioni doganali e, più in generale, l’ottimizzazione dei servizi pubblici. Già da tempo si vociferava che la Turchia avesse un piano per l’emissione di una cripto di stato, come riporta cointelegraph, infatti, già nel febbraio 2018, l’economista e allora vice primo ministro Mehmet Simsek dichiarò in un’intervista che il paese stava progettando di muoversi in questa direzione e che considerava molto importante il processo di digitalizzazione dell’economia; con la pubblicazione del documento quinquennale di programmazione economica, però, è arrivata l’ufficialità a quella che, fino ad oggi, era solo una voce di corridoio.

Che tutti i principali paesi siano destinati ad emettere delle CBDC nei prossimi dieci anni può essere considerato, arrivati a questo punto, inevitabile e ciò, come ripetiamo da mesi su questo sito, sancirà ufficialmente l’inizio dell’era della cripto-economia. Resta però ancora da capire quale impatto tutto questo avrà sulle criptovalute attualmente presenti sul mercato; gli scenari sono sostanzialmente due, o le CBDC uccideranno le monete che fino ad oggi abbiamo imparato a conoscere o finirà per rafforzarle ulteriormente. Posto che probabilmente bitcoin ha ormai costruito intorno a se una fiducia troppo importante per poter essere spazzato via dalle CBDC, a rischiare di più sono le altcoin; il rischio è che il passaggio alle cripto di stato finisca col svuotare di interesse il mercato delle cripto decentralizzate, condannandole a morire.

Ma c’è anche un’altra possibilità, che l’emissione delle CBDC finisca invece per rafforzare il mercato delle cripto nel momento in cui, grazie agli scambi cross chain, l’introduzione di questi strumenti non solo favorisse l’adozione di massa (permettendo a miliardi di persone di prendere confidenza con le valute virtuali) ma semplificasse anche la possibilità di scambiare le nuove CBDC con le monete permissionless come bitcoin e le stesse altcoin. La partita è comunque ancora lunga ed è presto per poter azzardare una previsione su come le cose andranno a finire, una cosa è certa però, chi fino ad oggi ha sostenuto che l’invenzione di bitcoin avrebbe cambiato il mondo non si sbagliava per niente.

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