Il mercato delle criptovalute è in fermento: dopo il successo degli ETF spot su Bitcoin, cresce l’attesa per una possibile approvazione da parte della SEC di un fondo simile dedicato a XRP (Ripple).
La data cerchiata in rosso è il 18 ottobre, quando scade il primo termine ufficiale per una decisione. Ma la domanda è: questa scadenza rappresenta davvero un’opportunità per investire, oppure il paragone con Bitcoin rischia di essere fuorviante?
XRP: utilità reale ma percorso travagliato
XRP è oggi una delle criptovalute più capitalizzate al mondo e, a differenza di molti token speculativi, ha un caso d’uso concreto: fungere da valuta ponte nel sistema Ripple Payments, la rete che consente alle banche di trasferire denaro a livello globale in pochi secondi e con costi minimi.
Nonostante ciò, il suo percorso è stato segnato da anni di incertezze normative. Dal 2020, infatti, Ripple è stata coinvolta in una lunga causa con la SEC per presunte violazioni delle leggi sui titoli finanziari, un contenzioso che ha tenuto il prezzo del token sotto pressione fino alla recente chiusura positiva del caso nell’agosto 2025.
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ETF spot: il precedente di Bitcoin e le differenze con XRP
L’arrivo degli ETF spot su Bitcoin a inizio 2024 ha rivoluzionato il settore, attirando capitali istituzionali per oltre 150 miliardi di dollari e contribuendo a una crescita del prezzo del BTC di oltre il 160% in meno di un anno. Questo perché Bitcoin è percepito come una sorta di bene rifugio digitale, con offerta limitata a 21 milioni di unità e totale decentralizzazione.
XRP, invece, ha caratteristiche molto diverse: è stato creato da una società privata, Ripple, che possiede ancora circa 40 miliardi di token da immettere gradualmente sul mercato, con un’offerta massima fissata a 100 miliardi. Questo legame con l’azienda e l’aumento progressivo della supply rendono XRP più centralizzato e potenzialmente meno attraente come asset da detenere a lungo termine per investitori istituzionali.
Il possibile impatto di un ETF su XRP
Se da un lato l’approvazione di un ETF spot su XRP aprirebbe la porta a nuovi capitali, dall’altro bisogna considerare che la domanda potrebbe non essere paragonabile a quella di Bitcoin. XRP è utile nel contesto dei pagamenti internazionali, ma la sua adozione non è obbligatoria: la stessa Ripple ha lanciato Ripple USD (RLUSD), una stablecoin che, grazie alla stabilità di valore, potrebbe risultare più adatta per le banche rispetto a un token altamente volatile come XRP.
In pratica, anche se l’infrastruttura cresce, il prezzo del token potrebbe non beneficiarne in modo diretto, perché il suo utilizzo all’interno della rete rimane opzionale.
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Conviene comprare XRP prima del 18 ottobre?
Il 18 ottobre rappresenta senza dubbio una data importante dal punto di vista speculativo: una decisione favorevole della SEC potrebbe generare un rally di breve periodo grazie all’entusiasmo degli investitori retail.
Tuttavia, guardando alle fondamenta del progetto, il futuro di XRP appare meno solido rispetto a quello di Bitcoin. L’eventuale successo di Ripple Payments non garantisce un aumento del valore del token, e la competizione interna con la stablecoin RLUSD rischia di limitarne ulteriormente l’adozione.
Chi sceglie di puntare su XRP in vista di questa scadenza deve quindi farlo con un’ottica di trading speculativo, consapevole dei rischi di volatilità e delle differenze strutturali rispetto a Bitcoin. Per chi invece cerca un asset da detenere nel lungo periodo, potrebbe essere più prudente restare alla finestra.
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