Da quando gli economisti ed i maggiori investitori hanno iniziato ad accorgersi del Bitcoin e delle criptovalute, hanno sentenziato opinioni più disparate, sia a favore che contro alla nuova tecnologia.

Talvolta però il parere viene da fonti molto autorevoli in materia di investimenti. È questo il caso di Joe Davis, Global Chief Economist di Vanguard, una delle più longeve e importanti società di investimenti USA, con un asset di oltre 5 mila miliardi di dollari a disposizione.

Davies, nonostante si manifesti entusiasta della tecnologia Blockchain e addirittura dichiari che Vanguard stessa la stia utilizzando, ritiene che con buona probabilità il prezzo del Bitcoin scenderà fino a valere zero.

Su quali basi Davies fa questa affermazione? Perché una presa di posizione così drastica?

Davies spiega, in 3 semplici punti, perché le criptovalute non possono sostituire le attuali valute:

  1. Le valute servono per dare un valore a dei beni. Sotto questo punto di vista le criptovalute sono da ritenersi congrue poiché anch’esse attribuiscono un valore a dei beni.
  2. Una valuta è un mezzo di scambio. Anche su questo punto le criptovalute sono congrue. Al momento però solamente un numero limitato di venditori a livello globale accettano le criptovalute e la recente volatilità potrà solamente scoraggiarne l’adozione.
  3. Una valuta è un deposito di valore. Bitcoin non lo è. La volatilità del suo prezzo ne minaccia l’adozione visto che pochi venditori accettano una valuta il cui valore può oscillare così ampiamente.

Come si evince da questi punti le criptovalute hanno dei pro e dei contro, secondo Davies il Bitcoin in quanto tale non avrà scampo per via della regolamentazione.

La minaccia più grande infatti sono le banche centrali che hanno iniziato ad imporre regolamentazioni agli exchanges e, visto il maggior controllo e l’efficacia delle valute digitali, presto esse verranno adottate dalle banche centrali come valuta a corso legale. In tal caso però, esse creeranno le proprie valute ed a quel punto secondo Davies il pubblico preferirà un Dollaro basato su blockchain rispetto al Bitcoin.

C’è poi un altro capitolo da considerare, quello legato agli investimenti. Le criptovalute, non generando cash flow in forma di pagamento di interessi e dividendi possono giustificare peggio il loro prezzo rispetto ad azioni o bonds. Le monete nazionali derivano il loro prezzo dall’attività economica che ogni paese gestisce, mentre le criptovalute non si basano su fondamentali di tipo economico e per questo il prezzo tende a muoversi molto per via della speculazione.

Il valore del Bitcoin, sempre secondo Davies, non è legato alla blockchain. Una criptovaluta è meramente un investimento in una blockchain il cui valore sarò sempre in balia della speculazione.

In conclusione, Davies vede le attuali criptovalute, Bitcoin compreso, come la fase iniziale dello sviluppo della tecnologia blockchain che, col passare del tempo migliorerà finendo per rendere le attuali valute virtuali obsolete.

Sarà questo lo scenario che ci proporrà il futuro oppure la decentralizzazione del denaro, vero obiettivo della blockchain creata da Satoshi Nakamoto, produrrà un superamento dell’attuale concetto di valore? Saranno gli organi centrali a doversi piegare all’adozione di una valuta decentralizzata o forse le due forme coesisteranno?

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