Bitcoin: i dati delle ricerche su google trend certificano che è esplosa una nuova ondata di interesse per le criptovalute

Che la crescita del prezzo di bitcoin sia strettamente correlata all’aumento del numero di persone che decidono di avvicinarsi a questa tecnologia (concetto che passa sotto il termine di “adozione”) è un concetto abbastanza risaputo; per misurare questo tipo di metrica ormai da anni la comunità utilizza google trend che permette di visionare l’andamento dell’interesse in un determinato argomento attraverso la crescita percentuale del volume di ricerche per determinate parole chiave. Nonostante il volume di ricerche per la parola bitcoin sia ancora molto lontano dal record toccato nel 2017 (appena il 10% dell’ultimo picco) i dati google dimostrano che l’interesse per il mercato delle cripto è tornato a salire, complice non solo la rottura di quota 10mila dollari avvenuta nei giorni scorsi ma anche l’enorme rilevanza che sulla stampa internazionale ha avuto la presentazione di libra, la famosa criptovaluta di facebook (che però è una formula del tutto inadeguata a definire il progetto visto che il peso di facebook in libra sarà pari a quello degli altri investitori).

Nuova ondata di interesse per le criptovalute

Per quanto riguarda libra ci tengo a prendermi un attimo per invitare tutti coloro che ci leggono a non alimentare la vulgata secondo la quale si tratti della cripto di facebook, le cose non stanno così e libra andrebbe considerata come un’entità a se dal momento che il social di Zuckerberg è solo una delle tante aziende che, insieme, danno vita alla libra association, l’entità (con sede legale a Ginevra) che realmente controllerà questa nuova moneta. Tornando ai nostri dati google trend, invece, il ritrovato interesse nei confronti di bitcoin appare più marcatamente correlato all’avvento di un nuovo ciclo bullish che a qualunque altro possibile fattore; a dimostrazione di questo il fatto che la crescita in termini di ricerche è iniziata diversi mesi fa e non con la rottura dei 10mila dollari. Un aspetto molto interessante che emerge dall’analisi dei volumi di ricerca per la parola bitcoin attraverso google trend riguarda il luogo in cui tali ricerche sono maggiormente geolocalizzate; quello che si evince è che in questo momento è l’Africa a registrare i maggiori volumi di ricerca, con tre paesi nella top five (Ghana, Nigeria e Sud Africa), mentre l’Europa segue piazzando due località (Austria e Svizzera) che non ha a caso sono tra i paesi meno popolosi dell’eurozona ma al contempo tra quelli più attenti allo sviluppo tecnologico dei mercati finanziari. Questo ci permette di definire come il mercato delle cripto venga visto come un’opportunità soprattutto nei paesi in via di sviluppo, che stanno registrando una grossa crescita negli ultimi anni ma che non sono ancora definibili come economie pienamente sviluppate; al contrario i paesi con le economie più forti tendono a vedere, soprattutto a livello istituzionale, bitcoin come un pericolo.

Da qui i continui appelli pubblici alla prudenza che, inevitabilmente, finiscono col rappresentare un freno alla crescita dell’adozione in quei paesi; un freno che, invece, nei paesi in via di sviluppo (e primi tra tutti quelli del continente africano) nessuno si sogna di tirare. Un altro dato molto interessante, sempre a riguardo di bitcoin, che non può essere ricavato osservando i volumi di ricerca su google riguarda la crescita della domanda istituzionale che, numerosi report, dimostrano aumentare a dismisura. In questo momento, quindi, a differenza di quanto avvenne col massimo storico toccato a gennaio 2018, la crescita di bitcoin non sembra essere guidata dall’afflusso di liquidità proveniente da investitori retail, ma da quella che arriva dai grandi investitori istituzionali; ed è proprio per questo motivo che, per concludere, numerosi analisti si stanno spingendo a dire che il nuovo massimo storico per bitcoin verrà spinto molto più in alto di quello toccato nel 2018, un picco che potrebbe essere intorno ai 40mila dollari e al quale, questa volta, potrebbe non seguire una caduta del prezzo così importante come quelle che abbiamo sempre visto fino ad oggi per il semplice motivo che gli investitori istituzionali, a differenza di quelli retail, agiscono su un orizzonte temporale sensibilmente più lungo.

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