Dopo aver superato per la prima volta la soglia dei 126.000 dollari, il Bitcoin è tornato a correggere, registrando un calo di circa il 9% rispetto ai massimi di ottobre 2025. Gli investitori si chiedono ora se questa fase di ritracciamento rappresenti un’occasione di acquisto o l’inizio di una nuova inversione di ciclo, in vista del 2026.
Un ciclo quadriennale difficile da ignorare
Storicamente, la principale criptovaluta al mondo segue un andamento ciclico scandito dagli eventi di halving, ossia la riduzione periodica delle ricompense destinate ai miner. Ogni 210.000 blocchi, il premio di mining viene dimezzato, riducendo la quantità di nuovi Bitcoin immessi sul mercato e alterando i meccanismi di domanda e offerta.
In passato, ogni halving ha portato a un forte rialzo nei mesi successivi, seguito però da un pesante crollo circa due anni dopo. È successo nel 2014, nel 2018 e nel 2022, con ribassi medi del 66% rispetto ai picchi precedenti. Se questo schema dovesse ripetersi, il 2026 potrebbe coincidere con una nuova fase di correzione significativa.
A differenza dei mercati azionari, dove l’offerta di titoli resta costante, nel caso di Bitcoin l’offerta si contrae artificialmente, generando oscillazioni più marcate. È proprio questo meccanismo che rende il suo comportamento così diverso e imprevedibile rispetto a qualsiasi altro asset finanziario.
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Il 2026 potrebbe rompere la tradizione
Non tutti però ritengono che il 2026 sarà un anno negativo. L’imprenditore e analista Arthur Hayes, cofondatore di BitMEX, ha dichiarato che il classico ciclo quadriennale di Bitcoin potrebbe essere ormai superato. Secondo la sua analisi, i crolli passati sono stati amplificati da condizioni macroeconomiche sfavorevoli: politiche monetarie restrittive, tassi d’interesse elevati e una riduzione della massa monetaria M2 statunitense.
Oggi, invece, lo scenario appare diverso. La M2 è tornata a crescere e le banche centrali potrebbero iniziare ad abbassare i tassi nel corso del 2026. In un contesto simile, gli investimenti in asset percepiti come rischiosi, tra cui le criptovalute, potrebbero tornare ad essere appetibili.
Inoltre, la capitalizzazione di mercato di Bitcoin ha raggiunto circa 2.300 miliardi di dollari, contro meno di 10 miliardi nel 2014. L’ingresso di fondi istituzionali, banche e persino fondi sovrani ha cambiato profondamente la natura del mercato, rendendolo più maturo e resistente agli shock.
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Un investimento tra rischio e opportunità
Nonostante questi fattori positivi, gli analisti più prudenti ricordano che i cicli di Bitcoin non si sono mai realmente spezzati. Dopo ogni fase di entusiasmo e nuovi record, la criptovaluta ha sempre subito correzioni importanti. Tuttavia, l’attuale livello di adozione e l’evoluzione della politica monetaria globale potrebbero finalmente modificare questo schema.
Chi investe oggi deve quindi bilanciare due prospettive: da un lato la possibilità di un nuovo rally sostenuto dall’interesse istituzionale e da un contesto macro più favorevole; dall’altro il rischio di assistere a un ritorno della volatilità tipica dei cicli passati.
In sintesi, il Bitcoin del 2026 sarà probabilmente un banco di prova storico: se riuscirà a mantenere la solidità oltre il suo ciclo quadriennale, potrà davvero essere considerato un asset maturo e non più solo un fenomeno speculativo.
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